E’ in distribuzione, dopo essere stato ristampato recentemente, “Difesa berlinese” di Carlo Bordini, che contiene gran parte della sua produzione in prosa: “Memorie di un rivoluzionario timido”, “Gustavo – una malattia mentale”, “Manuale di autodistruzione”, tutti testi introvabili e esauriti, più numerosissime pagine di testi brevi e inediti di carattere saggistico. Il volume, pubblicato da Luca Sossella Editore, è curato da Francesca Santucci e preceduto da un lungo saggio di Guido Mazzoni che restituisce a Bordini il posto che merita nella letteratura italiana contemporanea.
Riportiamo qui una parte dell’introduzione di Memorie di un rivoluzionario timido:
“Questo romanzo totalmente legato all’autobiografia è una sorta di bilancio di circa vent’anni della mia vita. Poiché sono stati anni pieni di traumi, la stesura di questo libro è stata una lotta con me stesso. Per questo ci ho messo un tempo lunghissimo a finirlo. Un bilancio, un esame di coscienza su due temi fondamentali: il rapporto con la politica e i grovigli affettivi che hanno caratterizzato i miei rapporti col mondo femminile. Il tutto preceduto da un’adolescenza vissuta tra depressioni, cambi di facoltà, fughe e sedute dallo psicanalista. Una normale figura di disadattato, quindi, alla ricerca di un equilibrio. Scritto in periodi diversi e con stili diversi, abbandonato e ripreso, questo libro non poteva che assumere una struttura disordinata e barocca, che accettava, come inevitabile, un fluire profondamente disomogeneo.
[…]
Poiché negli ultimi decenni i cambiamenti della vita sono stati uguali a quelli che una volta avvenivano in due secoli, voglio dare qui una serie di piccole spiegazioni, quasi un glossario, o meno di un glossario, per permettere di orientarsi nelle pagine di questo libro a chi si trova in un mondo completamente diverso da quello narrato. Il Parco Lambro era un raduno annuale, a Milano, di ribelli, freak, drogati, rivoluzionari più o meno convinti e giovani in cerca di una qualsiasi
identità. La psicanalisi fu considerata per un periodo un metodo per risolvere i propri problemi psicologici di adattamento alla realtà. Luglio ’60 è stato un episodio, oggi volutamente dimenticato, in cui una grande rivolta, che ebbe inizio tra i portuali di Genova, impedì all’Italia di ritornare, sotto forme diverse, al fascismo. Il PCI era un vecchio partito politico il cui nome completo era Partito Comunista Italiano, dal quale sono stato espulso; la FGCI era la federazione giovanile di quel partito. Trotsky lottò contro la burocratizzazione staliniana dell’Unione Sovietica, fondò la IV Internazionale, che come molte organizzazioni minoritarie si divise in tanti pezzettini, e fu ucciso da un sicario di Stalin. Il Sessantotto fu l’anno delle rivolte studentesche in tutto il mondo; gli anni Settanta sono stati gli anni delle rivolte giovanili; i reichiani erano seguaci di Reich, psicanalista allievo di Freud, che faceva della rivoluzione sessuale il cardine del suo pensiero. I cinque di Burgos erano dei militanti antifranchisti che furono garrottati (ossia strangolati) proprio nel periodo in cui il dittatore della Spagna, Francisco Franco, stava tirando le cuoia. Il mondo, nel periodo narrato, non stava per esplodere, o almeno c’era qualche ragione per sperare che non esplodesse, e c’era qualcuno che credeva che si potesse creare un mondo un poco meno merdoso di quello che c’è adesso. Ho narrato la storia di un uomo che cercava l’amore ed era in sostanza incapace, anche se in apparenza ne era ben capace, di amare qualsiasi persona. Ho cercato di parlare quindi infine il più possibile male di me stesso.”
(Carlo Bordini) Continua a leggere