Marine Duboscq
Intervista di Luigia Sorrentino
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Da una necessità del colore prende avvio la ricerca di Marine Duboscq, in cui l’atto pittorico si declina al plurale attraverso una serie di momenti che percorrono il tempo e lo spazio per esplorare la durata. (…) La sua è un’avventura che parte dal rapporto che si istituisce fra l’artista e il colore in quanto materiale, da quel “duetto” su cui Dubuffet, nelle Notes pour les fins lettrés, si è soffermato con illuminanti riflessioni: Occorre lasciar prodursi e apparire tutti i casi che sono propri del materiale impiegato: l’olio che vuol colare, il pennello insufficientemente intinto di colore che lascia soltanto una traccia imprecisa, il segno che cade a lato del luogo preciso in cui l’artista avrebbe voluto tracciarlo, il tratto che trema o che, invece d’essere verticale, si piega nel senso della scrittura, il tratto che s’annuncia pesante e s’assottiglia poi perché il pennello perde la carica di colore, ecc. Impedire a tutti questi casi di prodursi toglierebbe all’opera ogni vitalità.
(da “La durata del colore”, testo critico in catalogo di Lara Conte) Continua a leggere→