CONGEDO
Come il corpo di Ettore tra i cani
solenne compirai l’ultimo giro
sarà il congedo delle mura
gli occhi tuoi gelidi innalzati a stento
si arpioneranno a un tetto, un filo d’erba
a fronde inesistenti di castagni
a un ragno avviluppato alla sua bava
al regno vasto che ti circondava
e farà notte presto, notte fonda
feroce notte, notte invoracita
confonderà la nostra e l’altrui vita
***
DESERTO
Di pietra cresce sulla scorza
umida d’agrume questa
metamorfosi violenta
il silenzio genera la sete
sotto il sole confondo Icaro e Dedalo
mentre tu collezioni extraterrestri
bevo dai golfi del mio mappamondo
eppure prima, prima del deserto
ci incantava una mimosa rovente
la sicurezza di un fondale
sotto il cemento del cortile.
***
NOSTALGHIA
Ho dormito per epoche nel ghiaccio
dentro cieli di vetro, cordigliere
rigate d’azzurro, sul filo rosso
che pondera il torace degli oceani,
tra le vertebre di regioni pallide
mi sveglio dentro il palmo di una mano
scavata con l’aratro dei miei anni
premuto forte sulla superficie
premuto forte
e cado rovesciata da quel polso
rinasco nell’agone dove insegnano
si debba rimanere ci si debba
cibare
di carne e canto ossigeno e cemento
ma ho nostalgia delle regioni pallide
di quei silenzi senzanome aperti
sui cieli vitrei il dorso degli oceani
gli orsi polari gli stormi dei pesci.
Da: Gli eroi sono partiti, Passigli, 2021