Abraham Yehoshua, una conversazione inedita

Abraham Yehoshua, foto ANSA

Questa intervista è stata scritta nel novembre 2021, dopo una conversazione telefonica con Abraham Yehoshua. Pubblichiamo in sua memoria, ricordando la disponibilità e la generosità dello scrittore israeliano.

 

di Alberto Fraccacreta

Abraham Yehoshua preferisce le interviste al telefono. Non è attratto dal freddo scambio di email: alla richiesta di un colloquio sul suo ultimo romanzo, La figlia unica (traduzione di Alessandra Shomroni, Einaudi, pp. 168, euro 18) – in realtà, una “novella”, come lui stesso ama dire in italiano –, risponde telematicamente con uno spartano ma caloroso “Call me”.

Questo magnifico senso di accoglienza si avverte persino al primo schiocco della sua voce roca e stentorea, gravata dalla malattia, dai quasi ottantacinque anni. Voce pur tuttavia avvolgente, indomabile.

“Vieni a trovarmi ad Haifa: penso che non potrò viaggiare mai più”.

Yehoshua, per amici e ammiratori Buli, con consapevole malinconia tesse l’elogio del nostro paese, raccontando come abbia deciso di ambientare la sua tredicesima opera narrativa in Italia. “Figlia unica” è infatti la dodicenne Rachele Luzzatto, “con i capelli ricci e gli occhi luminosi”, frutto perspicace di un matrimonio tra ebrei e cattolici.

I docenti della sua scuola, aderente allo “spirito candido e umanitario di Edmondo De Amicis”, le propongono il ruolo di Maria nella recita natalizia, ma il babbo impone un veto: è qui che sorge in Rachele il dissidio identitario, ondeggiante tra cristianesimo e tradizioni ebraiche (come il Bat Mitzvah, l’età della responsabilità religiosa a cui la ragazza è chiamata).

Devo dire che negli ultimi anni – rivela lo scrittore gerosolimitano –, e non solo negli ultimi anni, il mio rapporto con l’Italia riguardo alla letteratura, e non solo la letteratura, è stato molto, molto intenso. L’ho girata tantissime volte per promuovere i miei libri.

L’Italia è diventato il paese più vicino e attento alla diffusione delle mie opere. È stato organizzato persino un convegno, un simposio sui miei romanzi. Ho conosciuto parecchie persone che avevano una certa confidenza con i miei libri, anche nel giudicarli. Quindi è stato abbastanza naturale provare a immaginare una trama ‘italiana’.

Ad ogni modo, sono felice del lavoro che ho svolto in questa novella. Ho cercato di scoprire quali relazioni ci siano tra gli ebrei e i cattolici che vivono in Italia”.

Sono relazioni abbastanza aggrovigliate. Il nonno materno di Rachele è un cattolico fervente, mentre la nonna è atea. Dalla parte del padre avvocato – al quale sarà poi diagnosticato un tumore al cervello – prevalgono i valori ebraici.

L’interrogativo posto da Yehoshua è centrato sul dialogo fra realtà differenti, ognuna descritta secondo una visione del mondo a prima vista in collisione con l’altra. Non siamo lontani dall’intreccio polifonico che Michail Bachtin ha notato in Dostoevskij.

Può darsi. Bachtin si riferiva però a un plot particolare di Dostoevskij e, in quel caso, la vicenda era collocata in una società completamente diversa. “

La figlia unica”, come dicevo, tratta sostanzialmente dei rapporti interpersonali che uniscono gli ebrei in Italia agli ebrei in Israele. Sì, perché la novella che sto scrivendo ora è un prosieguo della vita di Rachele, la quale finalmente approda e si stabilisce in Israele. Tale circostanza è basata almeno inizialmente su una storia vera. La storia di una donna di origine italiana di 40-43 anni che ha scritto una tesi di dottorato sulla ricezione critica dei miei romanzi nel vostro paese.

Ebbene, la tesi poneva una questione precisa: perché in Italia il mio lavoro è così tanto diffuso? In nessun altro luogo la mia opera ha un successo e un riscontro così ampio: perché in Italia, e non in Francia e non in Inghilterra?

Tempo addietro, la comunità ebraica in Italia era piccola e le prime pubblicazioni mie, di David Grossman, di Amos Oz e di altri scrittori israeliani non hanno avuto grande circolazione nel mondo editoriale. A partire dagli anni Ottanta, il nostro patriottismo e, al contempo, la critica rivolta alla politica del nostro paese, cioè l’aver sostenuto la soluzione dei due stati, hanno reso possibile la lenta accettazione della nostra opera e l’inserimento nel quadro della letteratura. E comunque, la giovane studiosa era venuta qui ad Haifa per intervistarmi, ma le domande le ho fatte io a lei”. Continua a leggere

Giuseppe Conte, “Per il verso giusto” (I poeti su Radio Uno)

Giuseppe Conte è il poeta protagonista della puntata del 1 agosto 2012 di “Per il verso giusto”, incontri con i poeti contemporanei, (in onda tutti i mercoledì dalle 5:40 alle 6:00 su Radio Uno), un programma ideato e condotto da Luigia Sorrentino per Radio Uno.
E’ nato a Imperia nel 1945 ma vive a Sanremo, sulla costa ligure. Il suo libro d’esordio è del 1979: “L’ultimo aprile bianco”. Da allora ha sempre seguito in poesia soltanto la sua ispirazione, come i veri poeti. Si nutre della verità così come gli déi si nutrivano dell’ambròsia. Ha scritto moltissimo: poesie, saggi, narrativa, è anche traduttore e consulente editoriale. Nella sua poesia sono da sempre presenti temi legati al Mito, alla Bellezza, al Sacro. Una poesia diventata, negli anni, sempre più, un canto alla vita, un’esultanza. “La materia è una madre nostra” scrive in una sua poesia per dirci che “una ferita è anche una rifioritura”…
“L’ultimo aprile bianco” e “L’Oceano e il ragazzo”, due sue importanti opere di poesia, ebbero due Grandi Padri letterari del Novecento:  Pietro Citati e Italo Calvino.

Qui sotto “Per il verso giusto” Incontri con i poeti contemporanei di Luigia Sorrentino
Radio Uno, puntata del 1 agosto 2012 con Giuseppe Conte
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[flv]http://www.rainews24.rai.it/ran24/clips/2012/07/sorrentino-conte.mp4[/flv]
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Prima conversazione con Susan Stewart

Susan Stewart
a cura di Luigia Sorrentino
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Susan Stewart (abbiamo già letto di lei su questo blog, VEDI QUI) è una delle migliori poetessa statunitensi, molto amica dell’Italia, (come quasi  tutti i poeti nel mondo) assai attenta ai fenomeni della contemporaneità, e dell’arte in generale, in tutte le sue espressioni.
Prima conversazione perché con Susan il discorso sulla poesia non può finire qui. Quello che leggerete quindi, è solo l’inizio di conversazione che conoscerà diverse sessioni, nel tempo, per poter chiarire, puntualizzare, arricchire.
Chi è Susan Stewart? Un poeta che riflette, attraverso la sua poesia, sull’illusorietà dell’io come soggetto. Il suo pensiero prende la parola, in modo puro e deciso, senza strutture fisse, in una ragnatela di rimandi, e respira, il sentimento del tempo. C’è nella sua poesia, qualcosa che arriva da molto lontano…

(L’intervista) Continua a leggere

Jean-Noël Jeanneney, “Uno di noi due”

Appuntamento

Lunedì 27 febbraio 2012, ore 18:00 La Feltrinelli libri e musica a Roma (Via del Babuino) presenta Jean-Noël Jeanneney, Uno di noi due, Casa editrice Portaparole.

Incontro presentato da Marina Valensise e Elisabetta Sibilio, con traduzione consecutiva.


Jean-Noël Jeanneney, professore di Storia politica a Sciences Po, ha ricoperto numerose cariche pubbliche, fra cui quelle di Segretario di Stato, presidente di Radio France e presidente della della Biblioteca nazionale di Francia. Ogni sabato mattina conduce su France Culture la trasmissione radiofonica Concordance des temps. Continua a leggere

La nascita del paesaggio a Palazzo Reale

La nascita del paesaggio nella pittura italiana è ripercorsa in una mostra in programma a Milano a Palazzo Reale dal 16 febbraio al 20 maggio. Sono esposti cinquanta capolavori, provenienti dai musei americani di Houston, Minneapolis, Princeton e da diversi europei come la National Gallery di Londra, gli Uffizi di Firenze, le Gallerie dell’Accademia di Venezia, l’Ambrosiana di Milano ed i musei di Dresda e Budapest.

Al centro della rassegna vi è Tiziano, che nel Cinquecento ebbe un ruolo essenziale nella nascita e nello sviluppo di questo genere pittorico, soprattutto come sfondo a composizioni di figure, tanto che la parola “paesaggio” comparve per la prima volta proprio in una sua lettera, inviata nel 1552 all’ imperatore Filippo II. Continua a leggere

Video-Intervista a Roberto Calasso

Roberto Calasso

Intervista a Roberto Calasso
di Luigia Sorrentino
Roma 17 marzo 2011

 

Ho incontrato Roberto Calasso a Roma il 17 marzo scorso, alla John Cabot University, in occasione della prima serata di Tributo a Brodskij (A Tribute to Joseph Brodsky).
Scrittori di fama internazionale come Boris Khersonsky (Russia), Mary Jo Salter (USA), Mark Strand (USA), Derek Walcott (St. Lucia), Adam Zagajewski (Polonia) e Roberto Calasso (Italia), infatti, si sono dati appuntamento in Italia,  il 17 (alla John Cabot University) e il 18 marzo (a Villa Aurelia, sede dell’American Accademy) per ricordare l’opera di poeta e prosatore di Iosif Brodskij, uno dei più importanti scrittori del Novecento. L’evento è stato reso possibile grazie al contributo di Nancy M. O’Boyle, consigliera di amministrazione dell’Accademia Americana e del Joseph Brodsky Memorial Fellowship Fund. All’evento hanno partecipato la Casa delle Letterature, il Comune di Roma, la John Cabot University e La Sapienza, Università di Roma.

La conversazione con Roberto Calasso,  (autore di un work in progress di cui finora sono apparsi La rovina di Kasch  del 1983, Le nozze di Cadmo e Armonia del 1988, Ka  del 1996, K. del 2002, oltre al romanzo L’impuro folle del 1974, i saggi I quarantanove gradini  del 1991, La letteratura e gli dèi del 2001, La follia che viene dalle Ninfe del 2005, e la raccolta di risvolti Cento lettere a uno sconosciuto del 2003), partita dall’opera di Brodskij, (che definiva la poesia «l’unica assicurazione disponibile contro la volgarità del cuore umano»), è stata l’occasione per parlare anche del suo ultimo libro, L’ardore, appena uscito nelle librerie.

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