Scrivo il falso – spesso – e svendo le parole
mischiando vergogna e vita vera con la sintassi
della menzogna. Non chiamarlo progetto di poetica
geometria binaria, o gioco d’ombre. Serve più coraggio
a vivere i pochi gesti possibili/ quelli rimasti.
Qualche respiro preso in prestito. La notte, nelle case.
*
Sei la terra e la morte. E forse è il nostro tempo
questo disfare/ e trattenere poi tutto
in una mano. Le case tra gli alberi
tratteggiano una linea dietro la collina.
Sono un margine qualunque d’esistenza
e basterà la prima nebbia oggi, o il fumo
delle fabbriche, a cancellarle.
*
Una natura come questa spaventa. Ci sposta
in un angolo del paesaggio. Siamo la firma.
Le due lettere in basso tra scogliera e cielo. Continua a leggere