Senza sporgenze la tavola,
seduta muta
strofino il palmo della mano
soffio tra le convessità.
Il legno freddo della matrice
composto sotto di me, appoggiata appena
sul palmo.
Ne acceco i nodi
per imporre linee incise
verso la stampa impressa e compressa,
statica.
La punta taglia il groviglio.
Qualsiasi cosa per sciogliere
e sorvolare.
L’incisore depenna il groppo
mentre soffia via le barbe
per scavalcare ed iniziare,
dunque. Continua a leggere