Andrea De Alberti è sostanzialmente un poeta lirico. Scrive di sé, delle sue esperienze, della morte del padre, del rapporto con il figlio… Però lo fa con un taglio disassato rispetto ai canoni della poesia lirica. Questi temi entrano come di straforo in discorsi di altro tipo. Da quello paleoantropologico ed etologico che dà il titolo al libro, a quello che guarda ai fenomeni sociali della contemporaneità, siano l’Ikea o gli eroi della Marvel. Ne esce un viaggio antropologico-sentimentale lungo un percorso di poesie stranianti che catturano subito l’attenzione del lettore e lo coinvolgono in fecondi cortocircuiti mentali. È una poesia che provoca stupore perché nasce da una condizione di stupore e da quel po’ di confusione mentale necessaria per cogliere i legami fra le cose.
Dall’altro lato quella di De Alberti è anche poesia saldamente legata alla tradizione novecentesca, quella piú profondamente colloquiale, quella di Sereni e di Raboni. E con i due maestri lombardi De Alberti condivide il tema della comunità tra morti e viventi, che diventa soprattutto comunità di padri e figli dai ruoli intercambiabili: «quel che saremo o che diventeremo, | forse ero io, forse eri tu prima di nascere, | un’andata e un ritorno, un arrivare nel silenzio».
Andrea De Alberti, “Dall’interno della specie”
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