Danilo Bramati
Il mondo stabile non mi parla più.
Lingue oscure, le foglie.
Tengo la sigaretta
come ruotando una clessidra,
filo di brace e cenere
misurato nel silenzio.
E sale, sale quell’ala grigia
oltre il muretto scalcinato…
Pioppi, magnolie, platani,
siete il tempo che non torna,
il verdeoro che mi piaceva
è un groviglio senza cura.
E il giardiniere non risponde.
Solo l’albero di Giuda è identico
contro un cielo fluttuante.
Penso: così si spogliano le cose,
non uno schianto, o un lamento, ma il sibilo
della serpe acquattata
dietro la siepe delle rose
che a notte fonda morderà.
L’ultimo tiro. È tardi.
Seppellisco il mozzicone
fra i sassolini pieni di ombre.
Qualcosa striscia nell’erba fredda…
Si gela. Quasi quasi torno dentro. Continua a leggere→