Non solo fascino e stravaganza, ma anche una grande cultura figurativa, tra passato classico e avanguardie: è la Tamara de Lempicka, icona del periodo Deco, in mostra dall’11 marzo al 3 luglio a Roma, al Complesso del Vittoriano, con oltre 120 opere, tra disegni e dipinti, molti dei quali esposti per la prima volta in Italia, fra cui quelli provenienti dalla collezione di Jack Nicholson.
Intitolata ‘Tamara de Lempicka. La regina del moderno’, la rassegna è tra le più complete mai realizzate sulla produzione dell’artista di origini polacche, cresciuta negli ambienti aristocratici della Russia degli zar e riparata a Parigi dopo la Rivoluzione d’Ottobre.
L’importante esposizione punta non solo alla riproposizione dei suoi celebri quadri, liberi e trasgressivi, ma soprattutto a suggerire una nuova lettura dell’intera opera della Lempicka grazie a ricerche sulle fonti documentarie, che hanno permesso di ricostruire la storia di molti dipinti, approfondire i legami con il Futurismo, presentare opere mai esposte prima e il Portrait de Madame P., che addirittura era considerata perduta.
Abituata a conversare in lingue diverse, la Lempicka parla con la stessa disinvoltura un esperanto artistico, mischiando linguaggi figurativi di varie correnti e radici: cubo-futurismo russo e francese, ‘ritorno all’ordine’ italiano, ‘realismo magico’ tedesco, ‘realismo’ polacco. Una babele di elementi rielaborati in modo geniale fino a creare una ‘lingua’ nuova, autonoma e individuale, dai caratteri accattivanti.
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Tamara de Lempicka al Vittoriano
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