Proteggersi dall’osceno
Quando parliamo dei morti, dei nostri cari
morti, ricordiamo un vestito elegante
una posa composta, la liscia superficie della
quiete, ma se parlassimo dei corpi
se parlassimo davvero dei corpi
in putrefazione, come fa Houellebecq
nelle Particelle elementari, quando nomina
mosche, larve, batteri – con i loro nomi
da “attricette italiane”, Calliphora, Lucilia
Phiophila – durante il loro pasto funereo,
capiremo allora l’ingegno taciuto della cura
(i tubi gastrici, la formalina, l’ago e il filo
cucito sulle labbra) per ridarci l’amore nostro
intatto, senza odori, prima di chiudere la cassa
e di nuovo, scucire per noi, ignari, dell’angelo
l’osceno. Continua a leggere