Midsummer. Night.
There’s a moment in summer when everything stops.
Ten o’clock, and the young pear tree still
shines white as a bride
against trees lush with evening, black with June.
There’s a moment (though this may not be
the evening of the 21st)
when infinitesimally your life pivots
with the year (though probably it’s not your
thirty-fifth, and you may
not reach seventy). A moment
when the inch of wine set down forgotten
in your glass holds all
the failing light, and stands unwavering
as if your numberless progenitors had
lived, begotten, died
only so you should see such stillness.
There’s this moment one summer when summers
stand in silhouette, and the topmost leaves
of those trees which are as old as your bloodline
are stirred no more than by the breathing of
your sleeping child upstairs.
There’s a moment in summer when everything stops
(though the pear no bigger than a haw
will ripen under leaves)
and you sit so long at the window the room’s dark,
and just this tilted page is luminous,
though you can hardly see the letters.
Then you look outside again, and the peartree’s
gone, to the blackness beyond it. And tomorrow
from now on means only that:
a day, then a day, then a day. And life,
which was once vast as the atlas on the shelf,
is closer than your skin, and countable.
Mezza estate. Notte.
C’è un momento in estate in cui tutto si ferma.
Le dieci, e il giovane pero ancora
risplende bianco come una sposa
contro alberi turgidi per la sera, neri per il giugno.
C’è un momento (potrebbe anche non essere
la sera del 21)
in cui in modo infinitesimo la tua vita ruota
con l’anno (anche se forse non ne hai
trentacinque e potresti
non arrivare ai settanta). Un momento
in cui quel dito di vino dimenticato
nel bicchiere trattiene tutta
la luce che se ne va, e non ha un tremore
come se i tuoi innumerevoli progenitori avessero
vissuto, procreato, fossero morti
solo perché tu vedessi tale immobilità.
C’è questo momento in una estate in cui le estati
appaiono in silhouette, e le foglie più alte
di quegli alberi che sono antichi come la tua ascendenza
stormirebbero di più sotto il respiro
del tuo bimbo che di sopra dorme.
C’è un momento in estate in cui tutto si ferma
(ma la pera non più grande di una bacca
maturerà sotto le foglie)
e tu siedi tanto a lungo alla finestra che la stanza è buia,
e solo questa pagina alzata è illuminata,
anche se le lettere le vedi appena.
Poi guardi fuori di nuovo, e il pero
è sparito, dentro al buio circostante. E il domani
d’ora in poi significa solo questo:
un giorno, poi un giorno, poi un giorno. E la vita,
che una volta era grande come quel mappamondo lì,
ti sta più stretta della tua pelle, e la puoi contare. Continua a leggere