“Olimpia”, di Luigia Sorrentino

di Fabrizio Fantoni
Roma, 10 febbraio 2013

Milo De Angelis nella prefazione di “Olimpia” (Interlinea 2013), afferma: “Scrivendo Olimpia, Luigia Sorrentino scrive il libro della sua vita. Olimpia punta all’essenza, tocca in profondità le grandi questioni dell’origine e della morte, dell’umano e del sacro, del nostro incontro con i millenni. Ha uno sguardo lungimirante: sguardo ampio, prospettico, a volo d’aquila. Ma ha anche improvvisi affondi nella fiamma del verso.”[…] E aggiunge: […] “I tempi s’intrecciano, entrano in un’epopea dove tutto è così nostro da diventare remoto, tutto è così perduto da diventare presente. Olimpia riesce a esprimere questo tempo assoluto, e lo fa in modo mirabile, con architetture possenti ma anche con i guizzi fulminei della vera poesia. Tempo assoluto che contiene ogni tempo.” Un’opera della maturità, sottintende il poeta scrivendo: “Olimpia punta all’essenza, tocca in profondità le grandi origini della vita e della morte.”
Chi è per te Olimpia?

 

Olimpia” è l’incontro con un luogo, con un’essenza femminile, con una città, con una condizione, la condizione umana. Nel libro non vi è più nulla della città, forse non c’è più nemmeno l’umano, ma soltanto il riverbero di una voce che arriva da lontano. Tutto è irrimediabilmente sparito, raso al suolo, forse proprio per questo De Angelis scrive che “Olimpia” esprime un tempo assoluto, cioè un tempo che contiene ogni tempo. Tutto è già accaduto, è dietro di noi, ma anche davanti a noi, racchiuso in uno spazio circolare. La poesia è lì, in un’essenza viva, nitida, pulsante, è una voce che chiama a sé i suoi figli e li accresce, “in tutto ciò che siamo stati” e facendo questo percorso a ritroso nel tempo, tocca le grandi origini della vita e della morte. Continua a leggere

Titos Patrikios e Franco Loi

Titos Patrikios, nato ad Atene nel 1928, è uno dei maggiori poeti greci contemporanei. Franco Loi, nato a Genova nel 1930, vive a Milano. E’ uno dei più importanti poeti italiani del Secondo Novecento.
La conversazione sull’ “Edipo a Colono” di Sofocle è avvenuta dopo il reading nei Giardini del Poio di Franco Loi e Titos Patrikios ‘Perchè tu mi dici poeta’, incontro moderato da Arnaldo Colasanti.

Edipo giunge a Colono con sua figlia Antigone quando è ormai prossimo alla morte. Entrando a Colono entra nella verità profonda, “del disvelamento”. L’esule, che contro la sua volontà si è macchiato di delitti impronunciabili, entra nella città delle Benevole e viene rapito dagli dei, innalzato, difeso e benedetto dalla terra che si prepara ad accoglierlo. L’uomo oscuro (Edipo) umilia l’uomo insigne (Edipo): “proprio ora che sono annientato sono diventato un vero uomo?” è l’interrogativo che si pone.
Gli enigmi (tantissimi) del vecchio Edipo non hanno risposta nè soluzione se non nel dispiegarsi di tutta la sua dolorosa esistenza. Il riscatto che gli dèi gli concedono è di sollevarlo dalla macchia secondo una legge fisica di mutamento che prescinde da meriti e colpe.   Continua a leggere