solo il mattino
si sveste davanti a me
la sua veste mi ricorda
il cammino da fare
impazziscono le foglie
nel ciliegio alla finestra
uccelli sacri mi piombano
addosso il canto
me lo devo comporre
da sola ma qualcuno lo scoprirà
quando saranno aperti i cancelli
per la partenza certi abbracci
sono un preview della morte
***
l’eternità stava in cima alle colline
bruciata dal sole
io l’apprendevo mentre rincorrevo
la linea dell’orizzonte
ad occhi spalancati e
gambe incespicate nell’erba alta
cosa c’è di là?
una foresta un fiume un paese
e un’altra lingua
***
ora non ti posso più
nemmeno raccontare la guerra
te la vedi in tivù
noi siamo nonni che abbiamo
solo idee da lasciare
in eredità
non abbiamo più storia
si è sfasciata tutta mentre
guardavamo al futuro
non ho una ninnananna
da cantare ai nipoti
lascio loro l’attesa che
meglio ho imparato di tutto
da: Eliza Macadan “Pianti piano”, Passigli, 2019
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