di Sebastiano Aglieco
Si potrebbe dire che il grande tema della perdita attraversi tutto il nuovo libro di Luigi Cannillo. Ne è prova, ma non solo, il primo nucleo di poesie “L’ordine della madre”, concentrate intorno ai gesti postumi del figlio in lutto e che improvvisamente deve ricostruire e capire: la morte della madre tutto è, tranne che una questione sentimentale.
Così la parola si fa responsabile, le immagini vogliono respirare dentro un ordine e sembra quasi, leggendo, che ogni parola sia dovuta per compito. I versi non si sciolgono; restano alti, chiedono al lettore un’attenzione, un essere presenti, in coro. Troviamo le ricorrenze del limite, dove le parole vorrebbero custodire ciò che resta del dolore della casa.
Più ti incammini e la materia
si esaurisce asciugata dalla luce
che resta a segnare i confini
La distanza fra le case
ogni dislivello, tutto
pulsa unito nel salto
Ecco: da una parte la distanza, la corsa verso una luce infinita; dall’altra la finitezza che ci abita e che non ci chiede la resa ma l’ordine. Ora. Qui. Perché, dopo, esiste il tempo di un altro respiro, la dispersione delle orme. Continua a leggere