Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne
Nel lago della sera
Il volto della ragazza è scoperto. Spalancati gli occhi. Sotto il mento, la linea violacea dell’orizzonte. Alla tempia, scintille di fuoco. Forse il vento aveva portato nel suo orecchio schegge di ruggine, granelli di polvere mentre aveva strisciato bocconi sul bordo della strada che costeggiava la fabbrica di ghiaccio. Brandelli di morte erano caduti nel pietroso mondo invernale. in un ritmo feroce, il ghigno dell’animale stringe, sempre più. Uno sciamare esaltato imbriglia la preda. Respira nella morte la danza armata, ingoia il grido nel grembo.
Sale la musica, sempre più in alto. – Cara compagna dei miei anni sopravvissuti –. Una corona cade sulla sua testa.
Nunzia
essere portata in un’urna
diranno – reca le ceneri –
con il corpo privo di resistenza
la ragazza dal volto antico
si sottomette
rende cadavere la cosa
una forza la preda
non uccide ancora, è sospesa
su di lei
l’imperativo potente
l’ha resa schiava
di notte quando è sola
lava via dal corpo
segni vaghi e confusi
*
qualcosa incrina la sua forza
il posto si svuota
– tu sei inutile, non vali niente –
la violenza ha la lingua del fuoco
lo scudo sul quale rimbalza
le protegge il volto, chiaro
la testa fra l’incudine e il martello
montava rabbia incandescente
poi scendeva la tenebra
il silenzio di tutte le parole
*
si rivestiva in un angolo
senza più dire niente
restava lì, nella penombra
separata da sé
era accaduto di nuovo
era già accaduto prima
sulla strada
la testa ciondolava nel niente
precipitata l’innocenza della rosa
coagulato l’umido degli occhi
dal profondo l’assicuravi
del nulla, del tuo trionfo
– nessuno ti vorrà più –
*
l’arteria della gola tesa
porgeva il collo alla lama
il promontorio dagli occhi languidi
tornava a deporla
sulla città distesa davanti ai loro occhi
quell’odore di labbra poteva già essere
c’era sempre stato
non sospettava di essere
coraggiosa e giovane
dà l’imbeccata al falco
l’isola ferita
il palmo della mano avvicina
il basso graticcio delle rose
*
la nuvola sembrava una montagna
non era niente
la carnagione bianchissima
aveva il carattere provvisorio
dei morti
la tenebra le parlava
ossessivamente
occupando il suo destino
il canto degli uccelli notturni
annunciava in un grido
la fine di ogni cosa
*
il dio dei morti autorizza l’amore
soltanto presso i morti
lo dissotterra,
amore disperato e sterile
dal naufragio lo difende, in seno
cara luce
tiene il lembo
lascia cadere
una speranza debolissima
si propaga all’umanità intera
deperita vittima espiatoria
adorazione terrorizzata
verità della violenza Continua a leggere