di Maurizio Cucchi
Il punto di partenza di Giovanni Ingino – qui al suo primo libro – , la sua iniziale idea di poesia, parrebbe risiedere in una normale rivisitazione della lirica, come genere primario, come cifra essenziale allo scrivere versi, anche quando il testo si muova poi in altre direzioni. Ma questo punto di partenza, pur nella sua mai del tutto esclusa presenza, non è che un modo per prendere slancio, per aprirsi, per muovere su altre e più libere e prosastiche direzioni stilistiche. Lo si vede persino dall’impostazione grafica delle sue poesie, quando l’ampiezza del verso, e dunque la maggiore larghezza del respiro, prende il sopravvento. Intendiamoci: non si tratta affatto di due momenti di diverso valore espressivo, ma di due linee di tendenza che in questo Marchio del tempo sanno coesistere senza difficoltà, senza contraddizione. Continua a leggere