Progetto editoriale ideato e curato da
Fabrizio Fantoni
con la collaborazione di
Luigia Sorrentino
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di Claudio Damiani
Dei poeti nuovi italiani forse Giuliano Goroni è il più novecentesco. Inevitabile, leggendolo, pensare a un neo-ermetismo, o neo-simbolismo, ma a uno sguardo più attento notiamo che non c’è nei suoi versi nessuna ideologia dell’indicibile, non ci sono astrazioni, indeterminazioni, ma tutto è specificato, dettagliato, tutto è dicibile e detto, e la parola non è anonima, piatta, parlata (come in tanti neo-ermetici di oggi), ma colorata, sonora, oltre che nitida e carica di senso, avvolta da una luce sacrale tutta interna, e legata a stretto giro con la lingua della tradizione. Ciò che viene detto sono concetti estremamente complessi e precisi, non astratti, ma quanto mai concreti e vissuti, fatti di sensazioni, impressioni, emozioni, anzi non sono concetti, ma impressioni complesse e articolate, “impressioni concettuali” potremmo chiamarle. Ecco perché il simbolismo: a Goroni è necessaria l’analogia, la sinestesia e gli avvicinamenti più Continua a leggere