Archivi tag: Giuliano Ladolfi
Mario Famularo, “Favēte linguis”
tredici anni, dico, e nemmeno una
parola. piuttosto parla il padre,
“è arrivata questa a casa”. la procura
della repubblica persegue una
bambina denunciata dalla madre.
maltrattamenti in famiglia, l’inizio
del reato corrisponde alla data
di nascita. voglio credere sia
una svista, certo, imperdonabile,
come l’espressione muta della piccola,
lontana da ogni cosa,
che appena muove il capo se le parlo.
del resto ogni parola sembra proprio
uno squilibrio, l’incanto del sistema
che costringe in uno scatto impersonale
di tagliola. io spero che qualcuno
le riservi una frattura da quest’ansa
di miseria. (al male non c’è cura)
*
un tempo era l’infanzia
profumi senza nome
confusa intonazione
di un addio
quell’espressione tenera
dal volto di bambina
la mente che ripara in una
sciocca fantasia
ma l’isola era verde
la brezza al tempo
amabile
perviene nel presente
col sapore di
tossine
fragore penetrante
che in un primo istante
soffoca
il dono del silenzio
chiamerai
dimenticanza
*
Convegno sull’opera di Pier Luigi Bacchini
Sabato 20 ottobre 2018 a Parma, all’Auditorium di Palazzo del Governato, si terrà un convegno dedicato al poeta Pier Luigi Bacchini (1927-2014). Il dibattito, a cura di Luca Ariano, con il Patrocinio del Comune di Parma, Mup editore, Università degli Anziani di Parma e Silentia Lunae, si svolgerà presso l’Auditorium di Palazzo del Governatore dalle 10.00 alle 18.00. Continua a leggere
Mariateresa Giani, “Alle radici del principio”
OLTRE
Se fossero l’intensità dell’affezione
la gradazione dei dolori impressi,
le onde radianti del sapere,
la purezza d’ideali e intenzioni
a indentificare agli altrui sguardi
la luce radicale che saremo
nei volti e corpi privi di spessore,
riconoscendoci, oltre la terra e il tempo,
dalle fattezze eterne spirituali?
O, forse, dal profumo del grande mazzo
di fiori di campo delle opere buone,
stretto a colorare e coprire il petto
rivelandoci?
IL CANTO DEL SILENZIO
Piccole anime del canto,
umili strumenti del silenzio
contemplativo musicale del regno
imponderabile dell’aria, gli uccelli
ne cantano l’anima di grazia
che li pervade e per le esigue gole,
come per cosmici portali, crea
modulazioni che intessono lo spazio,
tonalità di deliziosa pace. Continua a leggere
Jackie Kay, “Compagna”
Anteprima editoriale: Jackie Kay, Compagna, Giuliano Ladolfi, Collana Zaffiro, 2018. Poesie con testo originale a fronte, tradotte in italiano da Floriana Marinzuli e da Bernardino Nera.
Strawberry Meringue
for Edwin Morgan
The time before the last time I saw you
my mum and I bought you a strawberry meringue,
a vanilla slice and a cream fancy
and round your bed we three
had our own wee tea party;
a nice auxiliary, Nancy, brought the tea,
and we thought of words to rhyme with meringue.
Did you say harangue? Am I right or am I wrong?
The old Home used to take you to Dobbies
on Mondays when they did marvellous meringues,
you said, your boyish eyes gleaming.
Then you asked me if I’d read Orhan Pamuk’s
Snow, or Red, which was open on your bed,
and told me of a poem
you were translating from the Russian,
and asked me after my son, and Carol Ann.
Love, you said, Ah love, wistfully.
If you can be friends you’re doing not bad.
In your room today are perhaps a dozen books
and a few favoured paintings; life pared down,
clean as an uncluttered mind.
Friendship, dear Edwin, a scone, a meringue,
and your poems hovering like old friends too,
or old lovers – Strawberries, that last thrilling line –
Meringhe alle fragole
per Edwin Morgan*
La volta prima dell’ultima di quando ti ho visto
mia madre ed io ti abbiamo comprato una meringata alle fragole,
una fetta di millefoglie e una brioche glassata alla crema
e noi tre attorno al tuo letto
abbiamo fatto una piccola festa;
un’infermiera gentile, Nancy, ha portato il tè,
e abbiamo pensato alle parole che rimassero con meringhe.
Hai detto arringhe? Mi sbaglio o no?
All’altra Casa, ti portavano da Dobbies** di lunedì,
quando facevano delle meringhe deliziose
hai raccontato con occhi luccicanti da bambino.
Poi mi hai chiesto se avessi letto i romanzi di Orhan Pamuk
Neve, oppure Il mio nome è Rosso, che era aperto sul letto,
e mi hai parlato di una poesia
che stavi traducendo dal russo,
e mi hai chiesto di mio figlio e di Carol Ann.
L’amore, hai detto, Ah l’amore, con nostalgia.
Se restate amiche va bene così.
Oggi nella tua stanza c’è forse una dozzina di libri
e alcuni quadri preferiti; una vita ridotta all’essenziale,
limpida come una mente sgombra.
L’amicizia, caro Edwin, uno scone, una meringa,
e anche le tue poesie tutte intorno come vecchi amici,
o vecchi amanti – Fragole, quell’ultimo verso intrigante –
Nasce Atelier International
Le riviste letterarie in Italia sono ancora necessarie per la diffusione della poesia?
La Libreria “PAROLE & PAGINE” di Milano (via della Moscova 24, ang. corso di Porta Nuova) presenta due appuntamenti sulle riviste letterarie a cura di OTTAVIO ROSSANI. Continua a leggere
Matteo Cimenti, “La coda del pavone”
Dall’Introduzione di Giuliano Ladolfi
Poesia ostica quella di Cimenti, dura da digerire; la leggi e ti sembra di capire, ma, quando chiudi il testo, tutto scompare come se i pochi pensieri fossero stati scompigliati dal vento. Poi scorri la nota dell’autore e tutto sembra chiaro: la breve raccolta è ben strutturata, nigredo, albedo e citritas ossia tenebra, luce e saggezza. In effetti, così sono disposte le composizioni, ma qualcosa sfugge, non entra negli schemi mentali, resta celato. Allora rileggi e rileggi i testi e, dopo un momento di chiarezza, piomba la percezione che l’elemento compreso non è fondante, non sorregge l’impalcatura.
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Valentina Pinza, “Il pane del giorno prima”
Valentina Pinza (nello scatto di Valentina Gaglione) è nata a Ravenna nel 1982, laureata all’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 2008 è attualmente libera professionista nel campo delle arti visive.
Dalla seconda metà degli anni duemila partecipa occasionalmente a concorsi, letture pubbliche e azioni poetiche.
Una sua silloge è stata pubblicata sul numero 77 di Atelier.
Vive e lavora a Bologna. Continua a leggere
Giuseppe Carracchia, “Prova del nove”
Giuseppe Carracchia è nato nel 1988 ed è cresciuto a Palazzolo Acreide. Ha studiato a Bologna, a Catania, dove si è laureato in Lettere Moderne con una tesi in Antropologia Culturale, e a Torino, dove ha conseguito la laurea magistrale in Filologia Italiana.
Tra i libri di poesia editi: ‘Il verbo infinito’ (Prova d’autore, 2010) e ‘La virtù del chiodo’ (L’arca Felice, 2011). L’ultimo, ‘Prova del nove’, è uscito per Giuliano Ladolfi Editore.
Suoi testi sono inseriti nell’antologica “Generazione entrante. Poeti nati negli Anni Ottanta” (Ibid., 2011) e in Post ‘900. Lirici e Narrativi (Ibid., 2015), e hanno ottenuto alcuni riconoscimenti (tra cui il premio Lerici Pea giovani, 2011). Continua a leggere
Giuliano Ladolfi, “La poesia del Novecento: dalla fuga alla ricerca della realtà”
PRESENTAZIONE DELL’INTERA OPERA
Dopo più di vent’anni di studio Giuliano Ladolfi presenta in un’opera organica i saggi pubblicati sulla rivista «Atelier» dedicati alla poesia italiana dal Novecento ai nostri giorni.
Per la prima volta viene tentata la titanica impresa di conferire linee di comprensione ad un fenomeno sfuggente a causa della difficoltà ad essere inquadrato in categorie. L’autore, infatti, avverte la necessità che la sua interpretazione venga supportata da due elementi fondanti: una personale concezione estetica e una visione che dallo sviluppo della civiltà trovi linfa e motivazioni.
Maria Borio & Dario Bellezza
Invettive e licenze e la poesia degli anni Settanta. Analisi di Il mare di soggettività sto perlustrando… di Dario Bellezza
di Maria Borio Continua a leggere
Giuliano Ladolfi, “Attestato”
Dal risvolto di copertina
La raccolta di Giuliano Ladolfi decifra il travaglio della contemporaneità mediante la specola della parola, smarrita in un divorzio con la realtà, iniziato a fine Ottocento e sofferto nel Novecento nelle conseguenze provocate dalle ideologie, che hanno trasferito il baratro dal settore artistico a quello politico.
La prima parte è dedicata alla fine della società contadina: l’io narrante avverte la difficoltà di lasciare il mondo degli avi, per superare il torrente, la barriera del paese-universo. La città, l’ambiente in cui vive l’interlocutore, si trova già immersa nei nuovi valori: le lotte politiche, i viaggi, la carriera, la tecnologia.
Nella seconda parte l’autore vuole esplorare la città. Il dialogo diventa più serrato ed entra un figlio di vent’anni che vive nella società globalizzata. Continua a leggere
Annalisa Ciampalini, “L’assenza”
Dalla prefazione di Giuliano Ladolfi
“La raccolta di Annalisa Ciampalini sa toccare le corde del cuore umano in modo tale che il lettore nei suoi versi può leggere se stesso, perché il dolore di un rifiuto sentimentale è patrimonio di ogni persona. Non diario, quindi, ma ricerca introspettiva finalizzata alla ricostruzione di una vicenda destinata a segnare in profondità la poetessa. Troviamo nella nudità di uno stile composto e vibrante un’esperienza, tesa tra il desiderio di realizzazione assoluta e il limite dell’accadere, tra gli attimi di felicità e lo strascico di periodi consacrati al disfacimento, tra la vitalità della speranza e la delusione letale. La scrittrice non rievoca solo una vicenda personale, ma coglie l’aspetto più profondo del nostro essere, catena di un percorso biologico, destinato però a superarlo nella tensione verso una realizzazione completa, perfetta, assoluta, al di fuori del tempo e dello spazio”. Continua a leggere
Atelier dedica una monografia a Pierluigi Cappello
Il numero di Atelier di settembre 2013 è interamente dedicato al poeta e scrittore Pierluigi Cappello, un lavoro meticoloso curato da Giovanna Piazza.
“Dentro Gerico” di Pierluigi Cappello
Nota di lettura di Maurizio Casagrande
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Nel panorama della poesia contemporanea Pierluigi Cappello si può, a buon diritto, inserire nel filone della poesia dialettale, in ragione delle sue pubblicazioni in friulano (Il me Donzel, Mondovì, Boetti, 1999; Amôrs, Udine, Campanotto, 1999). Ben presto tuttavia, percorrendo un itinerario analogo a quello di un Pierro, uno Scataglini o, per restare nei limiti del Friuli ma rovesciando la direzione di marcia, di Villalta, di Giacomini e dello stesso Pasolini, il poeta nativo di Gemona s’è cimentato con il registro della lingua, dapprima con le sillogi Le nebbie (Udine, Campanotto, 1994) e La misura dell’erba (Milano, Gallino, 1998), ora con la raccolta Dentro Gerico edita nella preziosa collana di poesia promossa dal Circolo Culturale di Meduno. Continua a leggere
Fabio Franzin, “Fabrica e altre poesie”
Letture
a cura di Luigia Sorrentino
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dalla Prefazione di Giuliano Ladolfi
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La solitudine del “cittadino globale”
Dove cercare la vita all’interno della poesia italiana, dove trovare la realtà che stiamo vivendo senza cadere nella cronaca? Tra accademia e conventicole editoriali, tra promozioni e antologie, tra consacrazioni e icone massmediatiche? Il panorama non è certo incoraggiante. Nel frattempo la società cambia completamente aspetto: è finita un’epoca e se ne apre un’altra. Il “villaggio globale” non è un’utopia, è una rete collegata da internet, tv satellitare, cellulari e disastri economici. Popoli interi si disperdono, la tradizione corre il pericolo di essere annullata, si affacciano alla “civiltà dei consumi” nazioni prima sottosviluppate. E si continua a scrivere come se il mondo si fosse fermato all’età romantica.
Lader de Diu (Quando Dio canta)
Nello scaffale
a cura di Luigia Sorrentino
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Franco Loi, Lader de Diu (Quando Dio canta), Giuliano Ladolfi Editore (2013)
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“Come abbiamo bisogno di Dio! come siamo lontani!”: questo il tormento dell’uomo e del poeta, questa è la meta della sua “quete”, questa è l’angoscia di una vita e di una condizione. I versi di Franco Loi sono religiosi nel senso più profondo del concetto: Dio si trova insito nel suo intero essere, nel suo pensare, nel suo agire, nel suo amare; per lui è l’Alfa e l’Omega, è la gioia e il tormento, è presenza e assenza, è voce ed è silenzio, è realtà e sogno, è verità e assurdità; Egli è vivo e operante nel rapporto con il mondo.
Giuliano Ladolfi
Come scrive Giuliano Ladolfi nella introduzione al libro , i versi di di Franco Loi sono “religiosi nel senso più profondo del termine”. E aggiunge: “In questi versi si avverte l’atmosfera dei Salmi , ricreata in un modo assolutamente originale: c’è lo spirito della parola di Dio, non un vezzo letterario; si sente l’identico vigore della preghiera, che spinge a interrogarci, a mettere a nudo le nostre debolezze, a fare i conti con i nostri problemi.”