Gianluca Chierici, “Il grido sepolto”

Gianluca Chierici

dalla Nota introduttiva di Milo De Angelis

Gianluca Chierici – poeta delicato, visionario e fiabesco che stringe la propria sapienza in trentadue testi ad alta densità metaforica – sigilla il suo breve viaggio con queste parole, rivolte a una altro, a una donna, a se stesso, a tutti noi:

Non perdere il poeta per trattenere l’uomo.
L’uomo è un fiore qualsiasi.
Il suo costume è buffo.
Il passo incerto barcolla tra le foglie di memoria.
Egli clona se stesso ad ogni istante,
in visi e corpi nascosti tra i rami.

Trattieni il poeta.

Il suo cuore è tutto un secolo.

“Trattieni il poeta”, non farlo scomparire, fa’ che duri per il tempo eterno del suo secolo, ossia del suo cuore. Questo suggerimento è anche un imperativo e ci costringe a ripercorrere dalla sorgente il fiume che sfocia nella sentenza finale, a redigere “un documento che sia antico nel suo mistero e nel suo ardore”, a restare nell’abbraccio strettissimo/ che sale verso l’ignoto”. Perché il senso dell’antico e del mistero, la percezione di un canto ferito e l’assedio dello sconosciuto premono potenti su queste pagine. Pagine indifese e urlanti, solcate da un grido che è anche una profezia: il nostro verso è interamente vulnerabile e solo chi è poeta può accompagnarlo in un viaggio così pieno di insidie e di rischi mortali. Continua a leggere

Fabiano Spessi, “Una promessa di felicità”

spessiDalla nota di Giulio Greco

Si legge una volta la raccolta di Fabiano Spessi e si ricava l’impressione di averne scandagliato la profondità; subito dopo la si vuole rileggere e ci si accorge che elementi importanti erano sfuggiti; la si prende in mano per la terza volta e affiorano particolari nuovi. Perché? Perché questi versi nell’apparente cristallinità celano un fiume carsico che risveglia ricordi, esperienze, immagini della Milano contemporanea.

E la città, che può essere considerata contemporaneamente emblema di un mondo globalizzato e luogo in cui vive l’autore, è presente con una concretezza “visiva” con i suoi bar, i supermercati, i kebab, la periferia, i centri commerciali, le vie, le luci, i negozi, il mondo della moda, l’Expo… luoghi sempre riflessi nella mente dei personaggi che di volta in volta contribuiscono a delineare il “mondo interiore” dell’uomo del nostro tempo.

Ne risulta una visione squallida, perché lì infatti, si celebrano i riti della banalizzazione, cui non sfugge l’ambiente dei film e della letteratura, l’immagine della donna, lo stesso sentimento d’amore: tutto si compera, tutto si vende. […]
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Francesca Piovesan, “Una vita, tante vite”

UNA_VITADalla Prefazione di Giulio Greco

Limpido intrico

Apparentemente la raccolta di Francesca Piovesan si presenta lineare, cristallina, trasparente, ricca di suggestioni naturali e sentimentali al punto che ciascun lettore potrebbe identificare in questi versi particolari momenti della propria esistenza. E il titolo Una vita, tante vite ne costituirebbe la prova. E’, invece, importante che il lettore operi una vera e propria “seconda lettura”, concetto da intendersi non in senso materiale, ma sotto l’aspetto gnoseologico come ricerca di un “ulteriore” senso che superi la pura e semplice impressione colta al primo impatto. Se ci limitassimo allo stadio “apparente”, perderemmo l’essenza stessa di queste composizioni: Una vita, tante vite dichiara anche e soprattutto la contraddittorietà presente nell’io narrante, che rivela una duplicità di antitesi alla ricerca di un’agognata sintesi […].    Continua a leggere