Mark Wundelich, “Frammento di San Giuliano”

Mark Wundelich ospite di Civitella Ranieri Foundation nel 2014 e nel 2016

La poesia ecfrastica 
di Luigia Sorrentino

La poesia  Fragment of St. Julien del poeta statunitense Mark Wundelich, è uno dei tanti esempi di poesia ecfrastica, una poesia che nasce dalla minuziosa osservazione di un’ opera artistica. Il poeta che applica questa tecnica in grado di aprire una sorta di finestra per gli occhi della mente, affinché l’opera lasci una traccia indelebile nella sua memoria. Nella raccolta Feathers from the Angel’s Wings (WW Norton, 2016), curato dal Direttore Esecutivo di Civitella Ranieri Dana Prescott molti poeti si sono soffermati sulle opere di Piero Della Francesca e hanno messo in evidenza come  arte e letteratura siano interconnesse tra loro. Molti scrittori borsisti della Fondazione Civitella Ranieri  hanno potuto osservare le opere di Piero Della Francesca durante le escursioni organizzate dalla Fondazione e sono poi entrati nel libro di Dana Prescott pubblicato nel 2016.


Fragment of St. Julien

The throat of the stag was never meant for speaking;
It would have pained the creature, to make the shapes,
to force the tongue and push against its single row of teeth, make way for the warning to Julien, whose arrow
broke the bleeding hole the spirit of speech went in.
The first the beast spoke was warning, threat and pain which is the way of all first language, the mouth
opening in surprise, the lungs seizing up to bark.
In the fragment of wall skimmed off and framed,
Julien too looks pained, regret not yet registered, understanding leaking like a tint stirred into plaster,
his cloak still pulled around his shoulders, his club
gripped in his good hand, having beaten
the bodies of those who made him. Regret would come later but for now he was more animal than that talking beast
who knew him for what he was.

Mark Wunderlich

Frammento di San Giuliano

Traduzione italiana di Greta Caseti

La gola del cervo non fu concepita per parlare;
avrebbe fatto soffrire la creatura, dare forma alle parole
forzare la lingua e spingere contro quell’unica fila di denti,
fare largo al monito per Giuliano, la cui freccia
trapassò il foro sanguinante in cui lo spirito del verbo era entrato. Dapprima la bestia espresse monito, minaccia e sofferenza,
nel modo di ogni prima voce, con la bocca
aperta, attonita, i polmoni bloccati dal guaito.
Sul frammento di muro rimosso e incorniciato,
anche Giuliano sembra soffrire, il rimorso non ancora avvertito, la coscienza che cola come tinta mescolata allo stucco,
il mantello ancora avvolto alle spalle, la mazza
stretta nella sua mano buona, pestati
i corpi di chi l’ha concepito. Il rimorso sarebbe venuto poi
ma per ora lui era più animale della bestia parlante
che lo conosceva per ciò che era.

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Lyudmyla Khersonska, “non tacere, grida”

приходит война – ты не молчи, кричи.
сволочи, кричи, твари, кричи, палачи,
не делай вид, что ничего не происходит,
не бойся тревожить всех,
тормоши, буди – когда война, разбудить не грех.
кричи на всю страну, на все другие страны кричи,
окна пошире раскрой, не глотай ее, не молчи,
не жри ее втихаря, проклятую, не давись.
остался где человек? отзовись!
если человек ушел, так бывает, что закончился человек,
казалось на наш век хватит, не хватило на век,
прячет голову в плечи, в голове прячет глаза,
он не против, он, практически, за.
так ты его, человека, расталкивай со всех сторон,
пусть не молчит, пусть тоже кричит он,
пусть не делает вид, что не произошло ничего.
даже последнего человека, верни его,
поверни лицом к реальности, лицом к войне,
объясни человеку, она не за окном, не вовне,
рядом с ним, там, где работа и дом,
рядом с немым, молчащим, выдавливающим фразу с трудом,
научи его говорить, по слогам кричать.
только не надо молчать. о войне не надо молчать.

quando arriva la guerra – non tacere, grida,
grida bastardi, grida bestie, carnefici,
non fingere che nulla stia succedendo,
non aver paura di disturbare alcuno;
quando c’è la guerra, non è peccato svegliarsi.
grida al paese intero, grida a tutti gli altri paesi,
spalanca le finestre, non ingoiarla, non tacere,
non mangiarla in segreto, non soffocarti.
c’è ancora l’uomo? Rispondi!
senza uomo, l’umanità è condannata.
Sembravano abbastanza per il nostro secolo, ma non abbastanza per un secolo,
nasconde la testa tra le spalle, nella testa nasconde gli occhi,
non gli importa, acconsente.
allora scuoti l’uomo in tutti i modi,
che non taccia, che gridi anche lui,
che non finga che nulla stia succedendo.
anche se fosse l’ultimo uomo, riportalo in sé,
che affronti la realtà, che affronti la guerra,
spiega all’uomo che non è fuori dalla finestra, non è lì fuori,
è proprio qui, accanto a casa sua e al suo lavoro,
accanto al suo tacere, il suo muto tacere che a stento si rompe,
insegnagli a parlare, a gridare in sillabe.
ma non tacere, sulla guerra non puoi tacere.

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Boris Khersonsky, “quanti balconi crollati”

Il poeta ucraino Boris Khersonsky a Civitella Ranieri nel 2022

по городу носят взрывчатку в пластиковых пакетах
хозяйственных сумках и маленьких чемоданах
топчут асфальт и брусчатку мы узнаем об их секретах
после взрывов и это просто уточнение данных

сколько окон выбито сколько балконов упало
есть ли убитые или все живы здоровы
только напуганы тем что мирной жизни не стало
случилась война а законы войны суровы

или их просто нет и взрывы вошли в привычку
не встаем из-за столика только вздрогнем и лица мрачнее
враг выбирает оружие как вор подбирает отмычку
а дверь открыта и так говоря точнее

trasportano esplosivi in giro per la città
dentro sacchetti di plastica, borse e valigette
calpestano l’asfalto e il selciato e conosciamo i loro segreti
solo dopo le esplosioni e l’appurare dell’accaduto

quante finestre infrante quanti balconi crollati
è morto qualcuno o sono tutti vivi e vegeti
con la sola paura che non ci sia più vita tranquilla
la guerra accade e le leggi della guerra sono crudeli

o chissà non ci sono più leggi e le esplosioni sono ormai la norma
non ci alziamo da tavola ma incupiti trasaliamo
il nemico sceglie le armi come il ladro sceglie il grimaldello
quando in realtà la porta è già aperta

Traduzione di Greta Caseti Continua a leggere