NOTA DI LUIGIA SORRENTINO
Oggi vi proponiamo le poesie di Shukria Rezaei, una giovane poeta nata in Afghanistan, di famiglia Hazara, l’etnia più perseguitata dai Taleban in Afghanistan. La sua famiglia emigrò nel Regno Unito quando Shukria aveva 12 anni. Fra le poesie di Shukria qui pubblicate, due, ‘Homesick’ e ‘My Hazara People’, sono incluse nel volume England, Poems from a School; la terza, ‘To the Taliban’, è inclusa nel libro di Kate Clanchy, Some Kids I Taught and What They Taught Me, Picador 2019 e in Italia nella raccolta La testa di Shakila, poesie e prose scelte di Kate Clanchy, cura e traduzione di Giorgia Sensi, Edizioni LietoColle-Gialla oro, 2019.
To the Taliban
I haven’t been to your hell
for terrorising, theft, or treachery,
for stealing young boys and girls.
But I have heard your thundery shootings,
the yells of children,
the cries of hearts.
I haven’t touched your grenades or your bullets;
nor worn your chain of bullets around my neck
and claimed jihad;
but I have touched broken lives,
shattered glass,
and walked on an injured land,
where blood oozes and boils
until the steam reaches your nostrils.
I haven’t read the Quran you have read
where to kill is fine
where rape is acceptable.
But I have read the Quran of Prophet Mohammad (PBUH)
where killing one person is killing all of humanity.
I haven’t felt the texture of your hairy face,
your stained clothes
stained with bloodshed
stained with sins,
heavy with all
that is pulling you down.
I have felt the texture
of the man’s white face that you killed.
It was like the touch of a cloud.
My eyes glitter with the shine of the martyrs.
Shakila *
* Nel gruppo di poesia di Kate Clanchy alla Oxford Spires Academy, Shakila è il nome di Shukria Rezaei
Ai Talebani
Non sono stata al vostro inferno
per terrorismo, furto, tradimento,
rapimento di ragazzi e ragazze.
Ma ho sentito il rombo dei vostri spari,
gli urli dei bambini,
le grida dei cuori.
Non ho toccato le vostre granate e i vostri proiettili;
non ho portato al collo la catena delle vostre pallottole
e dichiarato la jihad;
ma ho toccato vite spezzate,
frantumi di vetro,
e camminato su una terra ferita,
dove il sangue tracima e ribolle
finché il vapore ti sale alle narici.
Non ho letto il Corano che avete letto voi
dove uccidere è giusto,
dove stuprare è accettabile,
ma ho letto il Corano del profeta Maometto (PBUH)
dove uccidere una persona è uccidere tutta l’umanità.
Non ho tastato la vostra faccia irsuta,
i vostri abiti macchiati
macchiati di sangue
macchiati di peccati,
appesantiti da tutto ciò
che vi trascina in basso.
Ho tastato
il viso bianco dell’uomo che avete ucciso.
Era come toccare una nuvola.
I miei occhi brillano della luce dei martiri. Continua a leggere