L’utopia della pace

 

GUERRA-WAR, è un’antologia di poesie in italiano e inglese, traduzioni e cura di Paolo Ruffilli (Nino Aragno Editore, 2023).

30 poeti di diverse nazionalità,  ci ricordano quanto sia aspro e urticante il sapore della guerra, grondante sangue e sofferenza al di là di qualsiasi retorica. Tutte le guerre, passate e presenti.

THE TASTE OF WAR

30 poets from different countries of the world remind us how bitter and stinging the taste of war is, dripping with blood and suffering beyond any rhetoric. All wars, past and present.

Introduzione di Paolo Ruffilli

Il progetto “Il sapore della guerra” nasce più di due anni fa, dalla convinzione che l’unica opzione per il futuro degli uomini sia la pace. Utopia, certo, vista la realtà opposta delle molte guerre del passato remoto e recente in zone vicine e lontane. Ma la poesia deve la sua potenza al suo essere controcorrente. In questo senso ho ricevuto molti stimoli e risposte leggendo i poeti e, in particolare, sono stato istigato da una breve poesia di Kjell EspmarK nella quale l’autore dice metaforicamente di girare con un coltello in tasca per tagliare la lingua a chi parla della “bella morte” in guerra.

Per liberarsi una volta per tutte dalla mitologia della bella morte e dalla sua vuota retorica, il progetto è andato avanti. Ho interpellato, tutti vivi al momento del confronto, più del doppio dei poeti ora qui antologizzati. La mia intenzione non era quella di spingerli a scrivere qualcosa sull’argomento, per una istintiva e magari sbagliata sfiducia nella poesia d’occasione. L’intenzione era invece quella di sondare la loro opera, alla ricerca di versi che parlassero direttamente o indirettamente della guerra nel più profondo coinvolgimento. Cercavo poesie che abbaiassero e mordessero come cani non solo arrabbiati ma anche in apparente fulminante tranquillità. Da qui le mie scelte. Continua a leggere

Golan Haji & Joumana Haddad

Quando l’esilio diviene un canto
di Bianca Sorrentino

Se la Poesia interviene laddove la realtà fallisce, la Musica dà voce all’inespresso dell’anima: le due arti, riunite sotto una felice congiuntura, hanno il potere di richiamarci esortandoci a essere cittadini del nostro tempo, contemporanei a noi stessi. Proprio dall’urgenza di veicolare un messaggio di attenzione, di tensione verso ciò che accade in luoghi apparentemente lontani nasce “Canti d’Esilio”, il concerto che avrà luogo lunedì 15 maggio alle 21 al Teatro Vascello di Roma. La pregnanza del progetto consiste nella sua stringente attualità, nella scelta ardimentosa e insieme necessaria di musicare i potenti versi di Golan Haji e Joumana Haddad – patologo e traduttore curdo siriano, il primo, giornalista libanese, la seconda -, che attraverso la letteratura conducono la loro personale battaglia in nome di chi vive “con la terra strappata dal petto”. Continua a leggere