Papaveri
Portati dal vento come polvere, Dio sa da dove,
segni rossi che sventolano nel campo.
Come farfalle ma con le radici. Numerosi
tra ruderi di colonne a Gòrtyn, accompagnati
da morti greci che tremila anni fa
hanno scritto qua e là sulle pietre:
boustrophedon. Meno lontano
sopra morti più recenti
che sotto la propria croce, in lembi precisi,
posano fino all’orrizonte
verso Ieper, Passchendale e Mametz.
Fini, leggeri come carta lungo trincee.
Sui cemeteri delle automobili. Seccati tra carte assorbenti
in libri per ragazze. Su concimaie,
tetti di paglia e, riprodotti in latta,
portati a vita sui baveri
di vecchi – sfilata zoppa,
ogni anno di ritorno dal proprio inferno.
‘Fango e pioggia. ’Morte. O madre. Terra.
Trad. Paola Malavasi Continua a leggere