Silvia Bre

Silvia Bre / credits ph. Dino Ignani

di Eleonora Rimolo

In perenne tensione tra l’osservazione dell’oggetto e la scoperta della sua fragilità, la poesia di Silvia Bre esplora con circospezione quel rapporto sottile e precario tra il “sapere” e “l’essere”: un legame moribondo basato su “la forma / che si forma ciecamente / nel suo dire di sé / per vocazione.” Il dualismo, secondo il poeta, è il sistema fondante della nostra contraddittoria esistenza e ci pone sempre di fronte ad una scelta impossibile tra un prima e un dopo, da noi indipendenti: “un viale avevo / di sterminate rose / da guardare la sera” mentre “guarda adesso / com’è tutto raccolto in un mirino”. Perdere l’orientamento, la strada, lasciare il “mondo delle cose” non è tuttavia sintomo di smarrimento: è, invece, possibilità di raggiungere uno spazio nuovo, tutto interiore, dove i versi ramificano e “il cielo” si stende “sulle dita”, regalandoci una nuova ipotesi di felicità. Continua a leggere

Premio Poesia di Fiumicino, i finalisti

premio_poesia_citta_fiumicinoSono state rese note, nel corso della Conferenza Stampa di oggi, 26 giugno 2015, le opere dei cinque poeti italiani che concorreranno alla Prima Edizione del Premio Poesia Città di Fiumicino.  Continua a leggere

Silvia Bre, “La fine di quest’arte”

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Noi che saremo  morti eternamente
saremo pure eternamente
stati vivi

Com’è duro salvarti
rinchiuso nella stanza celeste a girare col vento

il buio qui consuma
il suo nero totale ci riporta
vicini al grande giusto del nulla

ma edifico con te quest’atmosfera d’ombra
un aprirsi ogni volta più cieco
mio il ritmo
tuo il vuoto
tu che mi tieni in vita
io che ti tengo

*

Silvia Bre è nata a Bergamo e vive da molti anni a Roma. Per Einaudi ha pubblicato: Le barricate misteriose (2001), Marmo (2007), insieme a Marco Lodoli, Snack Bar Budapest (2008) e La fine di quest’arte (2015). Oltre a Emily Dickinson (Centoquattro poesie e Uno zero più ampio) ha tradotto, tra l’altro, Il canzoniere di Louise Labé (Mondadori 2000).