Gabriela Fantato, “La seconda voce”

Da LA SECONDA VOCE ( Transeuropa, Massa, 2018)

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I.

Il tormento sfiora ancora le cose
la mattina, nella poca luce, sfiora la tua bocca
dove è offerta in sconto
anche l’infanzia.

Basterebbe poco, la tua benedizione,
un balzo nella schiena, una strana ubriachezza
nel sonno, dove l’argilla ancora asciuga
il confine e non c’è solo
una promessa per anziani, una crepa.

Dalla parte opposta scorrono carrelli
da ipermercato, scivolano dentro
‒ la nostalgia, oltre la ferita.

No, non è grave, questo perdere
questo slittar via, mi dici.
Lo smottamento corteggia la materia,
la mater materia offre nuove legature
e i nostri piedi non tengono il ghiaccio
dentro la gola.

Unica certezza, unica sorte:
una comunità d’ignoti, in marcia, in ressa,
in fuga, nel balzo esatto
dentro l’addio.

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