Laure Gauthier, ” kaspar de pierre “

Laure Gauthier

di Laure Gauthier

” kaspar de pierre” è un racconto poetico che dà voce a Kaspar Hauser, il bambino arrivato misteriosamente nel 1828 alle porte di Norimberga dopo 17 anni di prigionia. Per prima cosa, era necessario far saltare il mito del “rapito dal cuore puro” così come lo chiama Françoise Dolto che lo descrive, alla stessa stregua di Verlaine e del suo “pregate per noi povero Gaspard”, come un bambino innocente, quasi fosse un Cristo.

In “kaspar de pierre”, non ho ricomposto l’essenza di Kaspar Hauser, ma solo un po’ la superficie del suo essere. La pietra. Il mio progetto non consiste nel ricostruire un’archeologia delle passioni sulle tracce dei lavori di Véronique Bergen. No, questo racconto fa capo al mero compito di ricercare negli archivi, là dove non ci sono atti, per inventare spazi e tempi “tra i fatti” registrati dalla cronaca, là dove non c’è suono né voce. Un fuori campo che fa tremare il campo della storia. Continua a leggere

Laure Gauthier, “La Città dolente”

CITENota dell’autrice

La Città dolente è un testo estremo. Ma vedo il nostro mondo come un mondo che spinge all’estremo le tendenze antipoetiche, le violenze che già sopraffavano Kaspar Hauser e Woyzeck sono gonfie come palloncini caricaturali, talmente sono estreme, tragicomiche, sintomi palloncini che provo a far scoppiare nella mia poesia. La minaccia ha cambiato processo, la voce che lotta suona differentemente.

I mie vari testi, marie weiss rot / marie blanc rouge (Delatour, 2013), La cité dolente (Châtelet-Voltaire, 2015) o ancora kaspar de pierre (di prossima uscita, La lettre volée, 2016) offrono immagini di seppellimenti del poetico e di affogamento della voce ma, come nei quadri di Pierre Soulages, sotto il nero, spunta la luce. Ne La Cité dolente, l’inferno è questo punto in cui l’essere viene seppellito sotto lo zucchero e immagini vuote di sostanze, immagini ninfee stereotipate, senza radici, che sacrificano l’intimo, o ancora i fatti di cronaca e i titoloni che fanno gioire i lettori dell’orrore, come al tempo in cui esisteva la ruota in piazza pubblica, fatti di cronaca onnipresenti che congelano la sintassi nei superlativi. Continua a leggere