Una nota di Livia Candiani a “Il mondo nelle cose” di Nadia Agustoni
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Io devo leggere il tuo libro con fame perché vivo in quel modo che lì è scritto, non solo i contenuti ma il linguaggio, il modo, che non mi sembra per niente semplice, secondo me in questo libro tu hai fatto un lavoro da minatore o minatrice al linguaggio, l’hai smembrato e rosicchiato e sei arrivata a delle ossa vive, a quel mutismo che abbiamo noi che viviamo senza saper vivere né parlare, io dal tuo libro mi sento compresa, non mi chiede di capire ma di abitare, di sabotare i luoghi comuni e di lasciare che il dolore dica parole come gesso secchi cane e che siano parole acuminate eppure le stesse dell’ordinario: “il mondo nelle cose”, ed è un mondo che urla perché non ci sta dentro nei nomi, sborda fuori a dire il male di chi è inabitante, di chi è persona da interni ma non ha casa né muri né un dentro è tutto fuori e la lingua viene da fuori e dice le mappe per passare dall’infanzia alla vecchiaia senza fermarsi alla ragionevolezza. Continua a leggere
“Il mondo nelle cose” di Nadia Agustoni
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