di Lorenzo Mandelli
Ogni libro elegge i propri lettori. “Ipotesi di felicità” (Mondadori), terzo volume in versi di Alberto Pellegatta che raccoglie una cinquantina di poesie divise in cinque «parti autonome e parziali», elegge il lettore che sa, per dirla con Rimbaud, che bisogna essere assolutamente moderni o – aggiungeremo – post-moderni. L’altro lettore, quello che il libro si diverte a depistare con ironia e arguzia, è invece colui che crede che il linguaggio, perfino quello poetico, debba essere un codice trasparente, monolitico e denotativo a servizio della realtà. Il poeta parla chiaro: «L’autore qui presente inciampa nel guaio e nel fallimento / non è più attendibile ma prendendo la rincorsa / vuole dirti qualcosa». Continua a leggere