Billy Ramsell, “credo che uno scrittore possa imparare molto dalla musica”

Articolo e interviste di Giovanni Agnoloni

Billy Ramsell, Il sogno d’inverno dell’architetto, ed. L’Arcolaio 2017

La poesia di Billy Ramsell, in quest’ottima silloge tradotta egregiamente da Lorenzo Mari (che è anche il curatore della collana “L’altra lingua”), viaggia su un territorio di confine composto di tante schegge di mondo contemporaneo, che si riflettono tanto sul livello stilistico quanto, e soprattutto, su quello dei contenuti. È canto frammentato e sincopato di una modernità satura di tecnologia, riflesso di un mondo scomposto in innumerevoli sfaccettature, ma anche frutto della rielaborazione dell’eredità dei grandi maestri della poesia irlandese del Novecento (su tutti, William Butler Yeats). Il loro spirito contemplativo vi respira, filtrato dalla sensibilità dell’autore, attraverso gli squarci aperti su solitudini metropolitane impregnate di note jazz o di movenze di giocatori di hurling, con i loro solfeggi sciolti e il loro sbattere di bastoni a segnare il tempo di una metrica tutta interiore.

TUESDAY River Lane

In the raw dawnlike survival blankets
we cling to one another.
We wake to mutual crankiness,
drizzle, a trebly soloing hangover

that just goes on and on,
and on like a trombone or November,
the street-sweepers out, the jazz-men gone
and all the bank machines empty.

MARTEDÌ River Lane

Nelle fredde coperte di salvezza dell’alba
ci aggrappiamo l’uno all’altro.
Ci svegliamo per la reciproca debolezza,
per la pioggerellina, triplici postumi in assolo

che vanno avanti e avanti,
e avanti come un trombone o come novembre,
gli spazzini in strada, i jazzisti partiti
e gli sportelli automatici delle banche tutti vuoti. Continua a leggere

Lorenzo Mari, "Nel debito di affiliazione"

nel_debitoNota di Nadia Agustoni
Con questa raccolta “Nel debito di affiliazione” 2013 Lorenzo Mari porta in primo piano la duplice lotta dei poeti delle generazioni venute dopo i movimenti; lotta con la parola e con un dire che tenga conto del presente nei suoi risvolti più tragici. La solitudine generazionale, la scelta di campo, la lingua con cui il discorso di Mari si costruisce ci dicono di un autore attento. Voce sicura e mai scontata, colpisce per la pulizia del verso e insieme per la sua pregnanza. Nessun minimalismo, ma una fluidità che sorprende vista la complessità dei temi trattati. Non so se il titolo del libro alluda in parte anche a un debito verso fratelli maggiori, ma gli esergo dicono quanto sia sentita l’esigenza di un appartenenza culturale, politica, linguistica. La frammentarietà del presente e la difficoltà del costruire un pensiero critico la percepiamo chiaramente fin dall’incipit: “ A cosa potrà servire – / non alla mano del padre, non all’etimo del nonno:/ casomai potrà addurre motivi/ soltanto al taglio/ e all’abrasione”.  Continua a leggere