la realtà della mia tortura era
una banale prova balistica
se nel sole ti munivi di
una bellezza di cui eri totalmente
deficiente prima di adesso
incomprensibile che tu solo
abbia ragione d’essere ed
io torto
****
mi rompevi gli alluci
per accorciarmi
per accorgermi del vivere
mi sgridavi pure le orecchie
e lo sgrido sgualciva il divario
divaricato della guancia
(di niente
circondavi la mia stanza)
crescevano placide
solo le crepe
di cui mi innamoravo
(enormemente)
***
la peluria del tuo pensiero
faceva quasi pena
di fronte all’ampia calvizie
del mondo che si spolpava
al sole
al solito depilarti le
ciglia preferivi una assorta
contemplazione del poco
che tanto ti somiglia
***
è corpo che monta nel corpo nome di donna
indicibile come
le cose distrutte per troppe parole
inutili
***
la persona che state chiamando
non è un momento raggiungibile
(dice)
eppure aggiunge al vero il verbo
il verso dell’aria che non respira
né più descrive