Nell’avanzo di parole
su cieli colmi di rabbia,
qui dove piove piano
e rinfresca la sera
cedi al vuoto, al niente,
il dono austero delle labbra.
Nell’ostinato silenzio di Dio,
nel tuo sguardo breve
di madre trova riposo
ogni mia lontananza.
***
L’azzurro del cielo
strappa e cade
nel dolore silenzioso
della sera.
Chiamare casa solo
la luce ferma del mattino,
l’aria di settembre
che si posa sul viso,
questo mio sconfinato esilio.
***
Luce lasciata e tersa
dei primi giorni di dicembre,
misericordia del vento sul
tuo viso gentile, tagliato dal freddo.
È il riverbero ostinato del vuoto,
è un peso greve sul cuore;
neve che accende e poi placa
l’inciampo della sera.
Andare in pezzi, fiorire un mattino.
***
È il cadere atroce della bellezza
tra la fame e il rantolo della ragione
non è muta la polvere
questo silenzio tra i nostri corpi,
l’inganno fragile delle mani.
****
Giorni si perdono nello spazio
sacro del ricordo, i nostri
volti illesi, trattenuti al pianto.
Guardo la neve cadere:
resta la cenere sul lavandino,
l’impronta confusa delle tue mani.
Splende di un disperato
splendore la vita. Continua a leggere