Zugeschmerzt
meine letzte Meile Zeit,
sinnlos, ihr lesbare Vergebung
anzubieten.
Etwas wie Blut schmückt meine Hand,
als hätte ich gestern noch
in Fleisch gewühlt mit meinem
Verrat am wispernden Mond.
Die Trauer zwängt sich aus den Ketten,
forscht nach der Farbe, die ich nicht trage.
Nur die Füsse, eine untrügliche Spur,
hinterlassen sich angemessen im Schnee.
Er wird zum lasterhaften Rot beim Betreten,
unbegehbar für andere.
Abgesonnen ist jedes deiner Liebesworte,
unnütz geworden Geste und Blick.
Und doch, und doch
verspinnt mich bei
Niedrigwasser der Foenna
eine Fee zu Kummer,
als wäre da einer der hat,
was mir bisweilen nachts zu
sein gelingt.
Chiuso nel dolore
il mio ultimo miglio di tempo
non ha senso offrirgli una remissione
leggibile.
Qualcosa che somiglia al sangue ingioiella la mia mano
come se ancora ieri avessi
frugato nella carne col mio
tradimento alla luna sussurrante.
Il lutto si libera dalle catene
cerca il colore che io non porto.
Solo i piedi, una traccia inconfondibile,
lasciano la misura di sé nella neve.
Di un rosso vizioso diventa quando la calpesti
impercorribile per altri.
Di senso inverso è ognuna delle tue parole d’amore
il gesto, lo sguardo ormai inutili.
Eppure, eppure,
una fata,
nei giorni di secca della Foenna
mi porta dolore
come se ci fosse qualcuno che ha
quello che ogni tanto di notte
mi riesce di essere.