Io ho visto soltanto cose che impietriscono e commuovono come un perenne addio ai compagni. La sofferenza obiettiva dell’animale; le file dei bambini di altra nazionalità su un traghetto straniero andare via; i verdi pianori dove appaiono le città incendiate delle popolazioni ignote, le fedeli agli dèi e fiduciose dell’uomo, estinte come la piuma e il pelo; le innumerevoli forze occulte, gelose dei loro possessi, le terre gli alberi i fiumi che si debbono continuamente propiziare con sacrifici disperdere gli illusi dalla speranza di restar sempre uniti, perché la patria è soltanto un campo di tende in un deserto di sassi; le parole immorali della società civile baluginare anche negli occhi dell’amata un attimo prima dell’amore e la massa occulta e ostile dei suoi pensieri scivolarci nel mezzo, gravarmi addosso come uno sconosciuto che si chinasse all’orecchio e mi narrasse alcunché d’incomprensibile, per poi dormire e amare me; la sempre presente stanza accanto dove sotto lampadine purpuree qualcuno si pratica l’iniezione che guarisce e all’aprirsi della porta comparire l’airone. Ho visto delle cose, come tutti. da Mattoni per l’altare del fuoco, Jaca Book, Milano 2002 Continua a leggere
Alessandro Ceni, “Ho visto delle cose”
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