Alessandro Ceni, “Ho visto delle cose”

Alessandro Ceni

 Io ho visto soltanto cose
 che impietriscono e commuovono
 come un perenne addio ai compagni.
 La sofferenza obiettiva dell’animale;
 le file dei bambini di altra nazionalità
 su un traghetto straniero andare via;
 i verdi pianori dove appaiono le città incendiate
 delle popolazioni ignote,
 le fedeli agli dèi e fiduciose dell’uomo,
 estinte come la piuma e il pelo;
 le innumerevoli forze occulte, gelose dei loro possessi,
 le terre gli alberi i fiumi
 che si debbono continuamente propiziare con sacrifici
 disperdere gli illusi dalla speranza di restar sempre uniti,
 perché la patria è soltanto
 un campo di tende in un deserto di sassi;
 le parole immorali della società civile
 baluginare anche negli occhi dell’amata
 un attimo prima dell’amore e
 la massa occulta e ostile dei suoi pensieri
 scivolarci nel mezzo, gravarmi addosso
 come uno sconosciuto che si chinasse all’orecchio
 e mi narrasse alcunché d’incomprensibile,
 per poi dormire e amare me;
 la sempre presente stanza accanto
 dove sotto lampadine purpuree qualcuno
 si pratica l’iniezione che guarisce e
 all’aprirsi della porta
 comparire l’airone.
 Ho visto delle cose, come tutti.

 da Mattoni per l’altare del fuoco, Jaca Book, Milano 2002 Continua a leggere