Mallarmé scrisse che il mondo esiste per giustificare un libro. Ma quale libro potrà mai giustificare il mondo?
*
Non usciremo mai dal nostro oblio. Incapaci di sapere chi siamo veramente, vaghiamo come sonnambuli nella notte del mondo.
*
Quando scende la sera e si accendono i lumi dell’orizzonte, è possibile provare nostalgia di un’unità perduta ed irraggiungibile.
*
Non c’è che un’unica notte che ritorna.
*
Quando si è malati si è più veri. La malattia sorprende la nostra clandestinità.
*
L’esilio è il destino dell’uomo.
*
Il poeta è un abitatore di rovine.
*
La poesia deriva non da ciò che si ha, ma da ciò che ci manca.
*
La parola è sempre sola davanti al dolore e alla morte.
*
Il mare conserva una forza primordiale che attrae e spaventa, un altro mondo buio e profondo sempre pronto a inghiottirci.
*
Il poeta non è solo quando scrive. E’ tremendamente solo dopo.
*
Kafka sapeva bene che l’unica sua aspirazione e vocazione era la scrittura, tuttavia dovette sperimentare che il potere di quest’ultima non era suo e che non aveva affatto la prova di scrivere veramente. I suoi testi lo ponevano in una condizione di esilio abissale ed egli era spesso costretto ad interrompere la scrittura, che così ritornava a quella misteriosa notte in cui era nata, il destino della frammentarietà e dell’incompiutezza lo perseguitava, avvertiva allora in sé il senso di un doppio fallimento: quello di uomo, estraneo agli altri uomini, e quello di scrittore, preso da una forza oscura e da una vertigine più grande di lui. Continua a leggere