LE SCENE MINIME DI SCOTELLARO
commento di Federica Giordano
In un interessante saggio sulla poesia di Rocco Scotellaro, Franco Fortini arriva a porre a sé stesso e ai lettori degli interrogativi cruciali: “la comprensione dei motivi storici della nostra azione politica è o non è essenziale per valutare ed intendere la poesia di Scotellaro? E inversamente, la poesia dei nostri tempi e quella di Rocco ci può dire qualcosa sulla direzione della nostra azione politica e della politica in genere?”. Indirettamente, la poesia di Scotellaro, con le sue scene minime, la sua delicatezza descrittiva e il fiato disincantato delle piazze spopolate di un paese che si “desertifica”, rende indispensabile una considerazione: tanto più una poesia è autentica e onesta, tanto più essa avrà il potere di plasmare profondamente la nostra vita pratica, i nostri valori e quindi, la nostra politica. L’amore e l’interesse per gli uomini e per la loro vita non può che sfociare, nella sua più alta declinazione, in una sfera della politicità.
Una dichiarazione di amore a una straniera
Non ti ho saputo dire una parola.
Senti le nostre donne
il silenzio che fanno.
Portano la toppa
dei capelli neri sulla nuca.
Hanno tutto apparecchiato
le mani sul grembo
per l’uomo che torna dalla giornata.
Silvia vuoi coricarti con me?
Tanto buio s’è fatto tra noi,
vedi, che fingono le nozze
anche i fanciulli raccolti negli spiazzi.
Vuoi sollevare per favore il sacco,
accendere il cerogeno
minuscolo sul lare,
vuoi quieta lasciarti prendere, amare?
Le nostre donne allora sono in vena
i giorni d’altalena in mezzo ai boschi. Continua a leggere