Presentazione a Roma del libro “Per Mario Benedetti”

Martedì 23 novembre 2021 a Roma si terranno due momenti legati a Mario Benedetti. Il primo incontro si terrà alle 17:00 alla Biblioteca Hub Culturale – Moby Dick – Via Edgardo Ferrati, 3, alla Garbatella, presentazione del volume Per Mario Benedetti, a cura di Alberto Garlini, Luigia Sorrentino, Gian Mario Villlata (Mimesis, 2021). Il secondo si terrà al termine del primo, a partire dalle 19:00, alla  Zeugma– Casa della Poesia di Roma – Via Giulio Rocco, 22.

Alla Biblioteca Hub Culturale interverranno:

Andrea Cortellessa
Tommaso Di Dio
Luigia Sorrentino
Gian Mario Villalta

Coordina l’evento
Alessandro Anil

Letture di
Giovanni Serratore

SINOSSI

Nel libro Per Mario Benedetti, nato dall’incontro fra Pordenonelegge e il blog di poesia della Rai diretto da Luigia Sorrentino, diversi poeti testimoniano cosa ha significato per loro l’opera e l’uomo Mario Benedetti, la cui presenza ha lasciato un segno indelebile nelle forme e negli spunti tematici, soprattutto fra le nuove generazioni.

 

Quante parole non ci sono più.
Il preciso mangiare non è la minestra.
Il mare non è l’acqua dello stare qui.
Un aiuto chiederlo è troppo.
Morire e non c’è nulla vivere e non c’è nulla, mi toglie le parole.
E non ci sono salti, mani che insieme si tengano
alla corda, sorrisi, carezze, baci. Una landa impronunciabile
è il letto nella casa di riposo dei morenti,
agitata, negli spasmi del sentire di vivere ancora.
In provincia di Udine, Codroipo, il malato ai due polmoni,
i pantaloni larghi, il viso con la pelle attaccata alle ossa,
il naso a punta non sono la storia da raccontare, né i ricordi.
Arido sapere, arido sentire.
E io dico, accorgetevi, non abbiate solo vent’anni,
e una vita così come sempre da farmi solo del male.

Da Tersa morte in: Tutte le poesie di Mario Benedetti, Garzanti, 2017

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Cesare Pavese, “Lavorare stanca”

 

A N T E P R I M A     E D I T O R I A L E 

 

La riedizione di Lavorare stanca di Cesare Pavese, curata da Alberto Bertoni per la collana «Interno Novecento», con nota al testo di Elena Grazioli, persegue fedelmente l’ultima volontà dell’autore, proponendo il testo così come Pavese scelse di pubblicarlo presso Einaudi, nel 1943, una volta giunta a piena maturazione una profonda modifica strutturale rispetto alla princeps, uscita per le Edizioni Solaria sette anni prima, con l’aggiunta di una trentina di liriche, il ripristino delle sei poesie censurate a suo tempo dal regime, la rimozione di alcuni altri testi e l’inserimento in appendice dei due testi di poetica, Il mestiere di poeta e A proposito di certe poesie non ancora scritte. Come evidenzia Bertoni nella lunga e approfondita introduzione al testo, «se si vuol racchiudere Lavorare stanca in una formula, la migliore rimane quella di “sperimentalismo realistico”, forgiata per le “poesie-racconto” che lo compongono da Edoardo Sanguineti, il quale le stimava proprio per la loro capacità di resistenza al “trionfo, tutto novecentesco, della poesia come lirica”».

 

 

Cesare Pavese (1908–1950), scrittore, poeta, traduttore e critico letterario è considerato uno dei maggiori intellettuali italiani del XX secolo. Esordisce con la traduzione di Moby Dick di Herman Melville, nel 1932; due anni più tardi prende avvio la collaborazione, durata tutta una vita, con la casa editrice Einaudi, che stampa, nel 1943, l’edizione aumentata della sua prima raccolta poetica, Lavorare stanca, uscita per Solaria nel ’36. Oltre la sua attività di redattore, traduttore e americanista, pubblica romanzi e racconti: Paesi tuoi (1941), Feria d’agosto (1946), Dialoghi con Leucò (1947), La bella estate (1949) per cui riceverà il premio Strega. L’ultimo romanzo, La luna e i falò, uscirà nella primavera del ’50. Nell’agosto dello stesso anno si toglierà la vita all’albergo Roma di Torino. Usciti postumi Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, apice della sua poesia, e il diario che lo ha accompagnato dal 1935 fino alla morte, Il mestiere di vivere.

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