L’ILLUMINISTA, Rivista di cultura contemporanea fondata e diretta da Walter Pedullà, dedica un numero alla scrittrice FABRIZIA RAMONDINO. Si tratta di volume monografico (n. 43/44/45 anno XV) curato da Beatrice Alfonzetti e Siriana Sgavicchia, che raccoglie saggi inediti di studiosi e critici italiani e stranieri sull’autricesaggi già editi e articoli e recensioni usciti in occasione della pubblicazione delle opere di: Franco Sepe, Giuseppe Quatriglio, Titti Marrone, Vittorio Gennarini, Giuseppe Pontremoli, Novella Bellucci, Valentina Di Rosa, Laura Ferro, Biancamaria Frabotta, Continua a leggere
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Nuccio Ordine, “L’utilità dell’inutile”
Non è vero – neanche in tempo di crisi – che è utile solo ciò che produce profitto. Esistono, nelle democrazie mercantili, saperi ritenuti “inutili” che invece si rivelano di una straordinaria utilità. In questo brillante e originale saggio, Nuccio Ordine attira la nostra attenzione sull’utilità dell’inutile e sull’inutilità dell’utile. Attraverso le riflessioni di grandi filosofi (Platone, Aristotele, Zhuang-zi, Pico della Mirandola, Montaigne, Bruno, Campanella, Bacone, Kant, Tocqueville, Newman, Poincaré, Heidegger, Bataille) e di grandi scrittori (Ovidio, Dante, Petrarca, Boccaccio, Alberti, Ariosto, Moro, Shakespeare, Cervantes, Milton, Lessing, Leopardi, Hugo, Gautier, Dickens, Herzen, Baudelaire, Stevenson, Kakuzo Okakura, García Lorca, García Márquez, Ionesco, Calvino, Foster Wallace), Nuccio Ordine mostra come l’ossessione del possesso e il culto dell’utilità finiscano per inaridire lo spirito, mettendo in pericolo non solo le scuole e le università, l’arte e la creatività, ma anche alcuni valori fondamentali come la dignitas hominis, l’amore e la verità. Continua a leggere
A Roma la pittura vedutista tedesca
Nota di Silvana Lazzarino
L’Italia, con le sue bellezze artistiche: tra chiese, monumenti, palazzi, paesaggi, l’Italia Paese da sogno con la usa storia, letteratura e poesia è stata meta obbligata e fonte di ispirazione di scrittori, poeti, pensatori, e artisti giunti da ogni parte d’Europa. Da Montaigne a Rubens, da Montesquieu a De Sade, da Goya a Winckelmann, da Bayron a Dickens, da Flaubert a Turner fino a Goethe e Proust, ciascuno si è avventurato in questa terra fra le più belle al mondo per approfondire i propri studi, e trovare ispirazione e fortuna. Continua a leggere
Il ritorno dei Classici della letteratura europea
Ai Classici della letteratura europea Bompiani dedica una nuova collana, a prezzi accessibili, diretta da Nuccio Ordine, fra i massimi studiosi di Giordano Bruno. La collana si inaugura il 21 marzo con i ‘Saggi’ di Montaigne, con testo a fronte, ritradotti e curati da Fausta Garavini, a distanza di quasi mezzo secolo dalla prima traduzione – con il testo a fronte dell’edizione critica di André Tournon, uscita in Francia nel 1998, ma rivista e ampliata con nuove appendici per l’edizione italiana.
Esce anche ‘Gargantua e Pantagruele’ di Francois Rabelais, a cura di Lionello Sozzi insieme a un team di studiosi composto da Antonella Amatuzzi, Dario Cecchetti, Paola Cifarelli e Michele Mastroianni e basato – si ricorda che non esiste la copia autografa di nessuno dei cinque libri – sull’edizione critica di Mireille Houchon del 1994. Continua a leggere
Cristina Campo, “Il mio pensiero non vi lascia”
Ci sono prosatori che proprio nelle lettere raggiungono una sorta di perfezione assoluta: riuscendo, nel breve volgere di una frase, a toccare vertici di bellezza e di intensità. Che la Campo sia uno di essi lo hanno dimostrato le Lettere a Mita e Caro Bul: e questo terzo pannello dell’epistolario, che raccoglie le lettere scritte agli amici del periodo fiorentino, ne è una conferma. Nel 1956 Cristina è costretta ad abbandonare Firenze per Roma; e gli anni romani saranno costantemente pervasi dal ricordo struggente di quel giardino incantato che era la cerchia degli «amici d’infanzia»: Piero Draghi, Mario Luzi, Anna Bonetti, Venturino Venturi, Giorgio Orelli. A tutti loro scrive dal suo «esilio» parole di nostalgico affetto («C’è con voialtri, nell’aria, gusto di latte»); ma il più rimpianto è senza dubbio Gianfranco Draghi, quel Gian che guarda ai suoi stessi «fari» (i più luminosi: Hofmannsthal e Simone Weil), lo scrittore e poeta di cui ammira la personalità e l’opera, l’amico che «conosce sempre, sottilmente, il disegno del tempo, e trova la parola magica da incidervi». Continua a leggere