Marco Bini. “New Jersey”

Marco Bini, foto di proprietà dell’autore

New Jersey di Marco Bini – Note a margine
di Federico Carrera

 

«Il vero simbolo della provincia è essere incapace di narrare la propria storia». Il New Jersey di Marco Bini (Interno Poesia, 2020) si apre con queste parole, intense ma fulminanti, del fotografo Luigi Ghirri. Dico fulminanti proprio perché, poste in esergo a questa raccolta di poesia, sembrano guadagnare un nuovo significato, ancora più autentico – se possibile – dell’originario. Sono parole messe al posto giusto. E Marco Bini lo sa. Perché nella sua poesia non è dato l’evento casuale, incastrato fuori posto: tutto è ben dosato, a partire dalla costruzione di versi piani, mimesi di un discorso disteso, capace di far convivere affondi narrativi con picchi del più alto lirismo, il tutto in un tono da quotidianità dimessa, ma non degradata. Fino ad arrivare a una struttura solida, che rende il dipanarsi dei testi di poesia quasi un percorso ben guidato all’interno di una storia che lentamente è in grado di avvolgere il lettore, come fosse una narrazione. Ma è invece una poesia capace di rivelare, in pillole, una saggezza autentica e profonda, che ricorda quella di alcuni poeti antichi, come Orazio.

Gli oggetti, nella provincia che è teatro di questo New Jersey, assumono sempre un significato emblematico. Così i cartelli stradali diventano «costole» che «spalancano al cuore spazio per pulsare», l’«ossigeno» dell’ora del tramonto è «notte» che sparisce velocemente, «la torre dell’Unipol» di Bologna è «Rothko, Gramsci, Montale tutti assieme», e via dicendo. Ma gli oggetti sono emblemi che possono solo apparentemente mediare un rapporto di profonda incomunicabilità tra l’io e le cose del mondo. In effetti, il tema che domina la raccolta – e sul quale la raccolta stessa si fonda – sembra essere quello della distanza. Una distanza che può venire proiettata geograficamente, temporalmente o anche astrattamente. È lo iato che s’instaura inevitabilmente tra gli oggetti e l’io, che ne marca i confini, ne sottolinea le differenze. È il senso di vuoto che permea l’umano e lo rende in qualche modo diverso, forse completo. Ecco che appare limpido il senso delle parole di Ghirri: la provincia è lo stato esistenziale in cui si trova l’uomo, in rapporto di costante vicinanza-e-lontananza dalle cose. E il New Jersey diventa, in questo gioco di metafore, uno stato esistenziale prima ancora che uno Stato geografico e fisico: è la provincia per antonomasia, il luogo dal quale si osservano accadere le cose ‘che contano’, da cui si può ammirare una fucina di luce e di vita come quella di una altrettanto esistenziale Manhattan («il centro dove agglomerarsi / nel nucleo vulcanico dove fabbricano la luce»).

Il libro è costruito così intorno a un tema originale, mentre viene in qualche modo evitato, ma con grazia, il confronto diretto con le grandi soglie della tradizione poetica occidentale, vale a dire Amore e Morte: eppure non si potrebbe dire che, in qualche modo, i testi di questa raccolta non abbiano a che fare anche con esse. È l’approccio di una penna sensibile sia sul piano umano sia sul piano letterario, che non vuole banalmente ripetere alcuni motivi, ma, se possibile, aggiungere qualcosa agli stessi. Continua a leggere

Marco Bini, da New Jersey

Marco Bini

Un racconto, impossibile. La provincia è così: non si afferra, non ne prendi esattamente tutti i contorni. E lo sai, l’insicurezza è l’approdo che la poesia t’insegna. Sono queste le due colonne d’ingresso al libro, parole di Luigi Ghirri e di Iosif Brodskij. Ci salutano, ci dicono: forza, entrate, ecco il nostro–vostro New Jersey. Sa di Terra promessa, questo libro di Marco Bini, anzi di terra e di promessa, «mattone–memoria della terra» e promessa di vita, avvertita tanto da volere, un tempo e forse ancora, «che smettesse tutto quanto» e allo stesso tempo che davvero non finisse. Sentirete, tocca ognuno di voi questo bilico, voi che state per entrare. Vedrete, vi riguarda, se tentati come credo tutti lo siamo di narrare la nostra storia, la nostra benedetta terra.

Dalla prefazione di Cristiano Poletti

Da New Jersey, Interno Poesia, 2020

Dovremmo credere ai cartelli quando come costole
spalancano al cuore spazio per pulsare,
se l’alluminio rifrange in cifre la misura
del divario fossile che basta a sentirci persi

o vederli come sfregi verticali al modo che abbiamo
di sbirciare l’orizzonte del nostro New Jersey
ma senza ponti per il centro dove agglomerarsi
nel nucleo vulcanico dove fabbricano la luce?

*

Forse più la prima, specie quando le statali
affondano, si fanno radici, vengono a prenderci.
Le aspettiamo, si facciano avanti:
ci tengono a distanza.

Al capo estremo del tracciato siamo
dove ai giorni non si attaccano aggettivi,
siamo deposito e sedimento,

siamo i pezzi che nell’esplosione volano lontano. Continua a leggere

ADDIO AL POETA C.K. WILLIAMS

williams_ckIl poeta statunitense C.K. Williams, tra i maggiori autori di versi in lingu inglese della seconda metà del XX secolo, insignito del Premio Pulitzer e del National Book Award, è morto la notte tra sabato e domenica nella sua casa di Hopewell, nel New Jersey, all’età di 78 anni a causa di un tumore.

L’annuncio della scomparsa è stato dato oggi dalla famiglia alla stampa americana. Nelle sue poesie, dense di riflessioni morali ed etiche, vengono affrontati con passione temi come la guerra, la povertà ed anche i cambiamenti climatici, così come i misteri imponderabili della psiche.

A Roma, il 1° febbraio 2013, il poeta era stato protagonista a Roma a “Ritratti di Poesia”, la storica manifestazione che si tiene annualmente al Tempio di Adriano.

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