Nicola Riva, "Il destino dei mesi"


riva[1]Prefazione di 
Davide Rondoni
“Troppo vecchio per lo stupore”, dice di sé il poeta, e perciò forse semisepolto in dubitosità su tutto, e dunque pure su Dio, in ripetizioni del tempo, in riflessioni sulla natura e sull’amore di un crepuscolarismo medio e in grigioscuro. Un poeta completamente del nostro tempo, dunque. Immerso, forse sepolto. Nel senso che in una poesia esatta, coraggiosa nel nitore delle tessiture, spesso incidente nelle clausole, Riva ci dà un autoritratto di uomo contemporaneo che ha un passato con qualche luce, qualche felicità indimenticabile – qualche stupore – ma guardata da una costa irraggiungibile. Continua a leggere