Ho spesso immaginato che gli sguardi sopravvivano all’atto del vedere come fossero aste, tragitti misurati, lance in una battaglia. Allora penso che dentro una stanza appena abbandonata simili tratti debbano restare qualche tempo sospesi ed incrociati nell’equilibrio del loro disegno intatti e sovrapposti come i legni dello shangai.
“E la crepa nella tazza apre un sentiero alla terra dei morti” (W.H.Auden) ...come quando una crepa attraversa una tazza (R.M.Rilke)
Ricevo da te una tazza rossa per bere ai miei giorni uno ad uno nelle mattine pallide, le perle della lunga collana della sete. E se cadrà rompendosi, distrutto, io, dalla compasione, penserò a ripararla, per proseguire i baci ininterrotti. E ogni volta che il manico o l’orlo s’incrineranno tornerò a incollarli finché il mio amore non avrà compiuto l’oper dura e lenta del mosaico. *** Scende lungo il declivio candido della tazza lungo l’interno concavo e luccicante, simile alla folgore, la crepa, nera, fissa, segno di un temporale che continua a tuonare sopra il passaggio sonoro, di smalto. Da: Valerio Magrelli, Nature e venature, Mondadori, 1987