La poesia di Luisa Pianzola in questa nuova raccolta “Una specie di abisso portatile” 2015, attesta un interrogarsi rigoroso sulla memoria e sul presente e nello stesso tempo la fluidità e porosità della lingua; lingua viva che respira e sa raccontare il tempo, il lavoro, il corpo, la speranza e l’indifferenza. Temibile lo sguardo dell’autrice che indaga le più riposte pieghe della modernità, dai suoi miti materni (e paterni), fino agli echi di un capitalismo quotidiano e famigliare che riverbera di non detti, come di frasi rivelatrici e cattivi pensieri. E’ forse la cattività in cui ci stringono le mode, i vezzi, i conformismi a fare da filo conduttore tra le sillogi che compongono questo libro. L’autrice, più che onestamente, non si chiama fuori; nessuno è assolto, nemmeno indicato a dito, piuttosto ne escono evidenziate le trasformazioni a cui si soggiace a volte senza capirle. Continua a leggere
Luisa Pianzola, “Una specie di abisso portatile”
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