Osip Mandel’štam, nell’inferno dei gulag

(da Ottanta poesie, Einaudi, Torino, 2009)

 

Epoca

Chi potrà, mia epoca, mia belva,
fissarti nelle pupille un istante
e di due secoli agganciare le vertebre
incollandole con il proprio sangue?
Le cose terrestri dalla gola
zampillano sangue carpentiere;
sul limitare dei nuovi giorni
chi, se non il mangiaufo, trema?

La creatura fino a che c’è vita
deve in giro portare la sua schiena,
e l’onda, il flutto al gioco si affidano
di un’invisibile spina dorsale.
Tenera cartilagine di bimbo
è l’epoca neonata della terra:
di nuovo hanno sacrificato l’apice
della vita come fosse un agnello.

Per scioglier l’epoca dalle catene,
per dare inizio a un mondo nuovo
bisogna, a mo’ di flauto, unire insieme
le piegature dei nodosi giorni.
È l’epoca a gonfiare d’angoscia
umana il flutto che s’increspa; e l’aurea
misura dell’epoca ha il respiro
della vipera nascosta fra l’erba.

E ancora le gemme si gonfieranno,
la vegetazione schizzerà talli,
ma, epoca mia, bellissima e grama,
è in pezzi la tua spina dorsale.
E con un povero sorriso demente
ti volti a guardare crudele e fiacca,
come una belva che fu agile un tempo,
le orme lasciate dalle tue zampe.

1922 Continua a leggere

Osip Mandel’štam, “I lupi e il rumore del tempo”

Letture

Un poeta di oggi, Paolo Ruffilli, con una passione che dura da più di trent’anni, ha tradotto le poesie di  Osip Emil’evic Mandel’štam in un libro antologico – “I lupi e il rumore del tempo“, (Biblioteca dei Leoni, LCE edizioni, 12 euro) che rende giustizia ad uno dei grandi poeti russi (morto nei lager staliniani).

Liberatosi “per reazione incontenibile” dalla paura,  Mandel’štam ha sentito più forte di qualsiasi altra la spinta ad andare “contropelo rispetto al mondo” e ha scritto alcune delle liriche più dure nei confronti della “follia sovietica” che lo hanno portato alla denuncia e all’arresto e all’inizio di quel particolarissimo calvario di prigione, confino, lager, durato cinque anni fino alla morte. Continua a leggere