di Leonardo Guzzo
Fin dal primo approccio – come un contatto elettrico – L’altro limite di Maria Borio rivela un’innata, suadente “complessità”. Ricchezza, efficacia di immagini, sapiente architettura metrica, profondità di pensiero formano un disegno a strati che si muove con l’armonia inesorabile di un gorgo. Si guarda dentro, si comincia a girare nelle spire e si finisce avvinti.
Per il momento che separa la notte
restavi allo scoperta nell’erba alta e azzurra.
Gli occhi la scrivevano in qualche spazio
e l’obiettivo della macchina fotografica la catturava
nuda e magra: qualsiasi vita voglia apparire.
Se scrivi l’istante si di stende? Ma la camera
di ciò che scrivi molto lentamente raggiunge
la vita degli altri e questa fotografia come una bocca
vera più del vero già a tutti farebbe chiedere
dove sei, l’ora, perché raccogli
il cielo impallidito tra gambi cerulei. Continua a leggere