Il tuo occhio guarda nel fuoco la visione brucia un gelo nutre il seme della luce nel ghiaccio, la banchisa celeste si sfa. Io non so quel che è stato la terra si cretta, escono scorpioni il ragno sale al centro della tela il mare opina che il sole esiste per tingersi di terra sulle acque pensieroso. Non oso, amore, non oso chiamarti. Appoggiata a una domanda non è una risposta ma tutto l’amore del mondo è una parola. Piero Bigongiari, una poesia da Antimateria, Mondadori, 1972 *** Ti perdo per trovarti, costellato di passi morti ti cammino accanto rabbrividendo se il tuo fianco vacuo nella notte ti finge un po’ di rosa. Quali muri mutevoli, tu sposa notturna, quale spazio abbandonato arretri al niveo piede, al collo armato del silenzio dei cerei paradisi che in festoni di rose s’allontanano? Eco in un’eco, mi ricordo il verde tenero d’uno sguardo che dicevi doloroso, posato non sai dove di te, scoccato dentro il misterioso pianto ch’era il tuo riso. Oh, non io oso fermarti! non i muri che dissipano di bocci fatui un’ora inghirlandata. Odi il tempo precipita: stellata, non so, ma pure sola Arianna muove dalla sua fedeltà mortale verso dove il passo ritrova l’altra danza. Piero Bigongiari, una poesia da La figlia di Babilonia, Parenti, Firenze, 1992
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Char, “la finità del poema è luce”
POESIA COME RISVEGLIO
COMMENTO DI BIANCA SORRENTINO
Immarcescibile perché eternamente capace di suscitare la vita, la parola ha per René Char la responsabilità etica del risveglio: dall’oscurità dell’incompiuto la poesia traghetta la finitudine dell’uomo verso una luminosa pienezza. Ricusati i “ninnoli di vacuità” dell’esperienza surrealista, l’autore francese partecipa – attraverso il suo dire poetico che conosce il mistero dell’origine ed è pronto ad accogliere la promessa dell’avvenire – alla costruzione del Senso dello stare al mondo; la sua sfida alla gola nera della morte è una resistenza libera e laica, è una rivolta che deriva dall’attitudine a invenire – più che a inventare –, a scoprire dopo aver cercato. Negli anni Sessanta, su iniziativa di Bassani e parallelamente al lavoro di Sereni, Caproni si accosta pudico ai frammenti incorruttibili dell’esistenza di Char e ne restituisce nella resa italiana una ricchezza così pregnante da segnare il suo personale cammino. Fuoco e cenere, i due poeti hanno cantato lo scontro con la Bestia innominabile, l’incontro con la vita, sempre riconquistabile, e hanno conferito significato alla bellezza della parola ‘gratitudine’.
On ne peut pas commencer un poème, sans une parcelle d’erreur sur soi et sur le monde, sans une paille
d’innocence aux premiers mots.
Non si può cominciare un poema senza una particella d’errore su di noi e sul mondo, senza una pagliuzza d’innocenza alle prime parole.
La poésie me volera ma mort.
La poesia mi ruberà la mia morte.
Pourquoi poème pulvérisé? Parce qu’au terme de son voyage vers le Pays, après l’obscurité prénatale et la
dureté terrestre, la finiture du poème est lumière, apport de l’être à la vie.
Perché poema polverizzato? Perché al termine del suo viaggio verso il Paese, dopo l’oscurità prenatale e la durezza terrestre, la finità del poema è luce, apporto dell’essere alla vita.
Le poète ne retient pas ce qu’il découvre; l’ayant transcrit le perd bientôt. En cela réside sa nouveauté, son infini et son péril.
Il poeta non trattiene ciò che scopre; dopo averlo trascritto, presto lo perde. In ciò risiede la sua novità, il suo infinito e il suo pericolo.
René Char nella traduzione di Giorgio Caproni (Einaudi, 2018)
René Char. Poeta francese (L’Isle-sur-la-Sorgue, Valchiusa, 1907 – Parigi 1988), aderì formalmente al movimento surrealista (1929), ma ne rimase in effetti distaccato assumendo anche atteggiamenti critici. La rarefazione del linguaggio poetico esprime, in Char, una profonda e impegnata ricerca umana, che fa della sua lirica uno dei più alti esempi d’invito a una fraternità che nulla esclude: neppure le cose che circondano l’uomo. Tra le sue raccolte poetiche: Arsenal (1929); Le marteau sans maître (1934), che ha ispirato l’omonima composizione vocale-strumentale di P. Boulez; Dehors, la nuit est gouvernée (1938); Feuillets d’Hypnos (1946), nate dalla sua esperienza nella Resistenza; Fureur et mystère (1948); Les matinaux (1950); Recherche de la base et du sommet (1955); La fausse relève (1959); La parole en archipel (1962); Commune présence (1964); L’âge cassant (1965); Retour amont (1966); Le nu perdu (1971); La nuit talismanique (1972); Aromates chasseurs (1976). In collaborazione con A. Breton e P. Éluard ha scritto Ralentir, travaux (1930). Ha riunito in Trois coups sous les arbres (1967) l’insieme dei suoi testi drammatici. È anche autore di saggi. Una selezione di Poesie tradotte da Giorgio Caproni è stata pubblicata nel 2018 per i tipi di Einaudi, a cura di Elisa Donzelli.
Antoine Emaz, con pochissime parole
Dall’introduzione di Fabio Pusterla
I frammenti poetici di Emaz sono in lento movimento, proliferano l’uno dall’altro, fissandosi sulla pagina. Una costante auscultazione di profondità li suscita, li anima, li dirige: la parola, l’immagine si fissano in un primo frammento, e subito l’interrogazione di quella prima manifestazione poetica induce a continuare, trasformando e precisando: perché la parola era insufficiente, inesatta; oppure perché la parola schiudeva nuove zone del linguaggio e nuove risonanze interiori; e soprattutto perché il senso, la verità, rifiuta di lasciarsi compiutamente afferrare, e chiama al viaggio, all’indagine, all’esplorazione. Come il lichene, “il più multiforme dei vegetali” (Sbarbaro), anche le parole della poesia prolificano e si dirigono dunque verso un orizzonte, lungo un cammino appartato e intenso, che non nasconde il debito contratto con alcuni grandi maestri del Novecento (si potranno nominare Reverdy, René Char, Francis Ponge, Eugène Guillevic, André du Bouchet, Philippe Jaccottet, e altri ancora), ma sa trasformarlo in voce originale e ormai inconfondibile, facendo di Antoine Emaz uno dei rappresentanti più significativi e particolari della poesia contemporanea.
Là
on pourrait peut-être sortir
on n’est plus très sûr de pouvoir
encore
si blanc le blanc
et le rouge si rouge
Là
si potrebbe forse uscire
non si è più molto sicuri di potere
ancora
così bianco il bianco
e il rosso così rosso Continua a leggere
Giancarlo Pontiggia è il vincitore del Premio Poesia Città di Fiumicino 2018
Con “Il moto delle cose”, (Mondadori, 2017) Giancarlo Pontiggia vince la quarta edizione del Premio Poesia Città di Fiumicino per l’opera di poesia.
Lo ha deciso la Giuria Tecnica composta da Milo De Angelis, Fabrizio Fantoni, Luigia Sorrentino e Emanuele Trevi nel corso della serata di premiazione sabato 27 ottobre all’hotel Best Western di Fiumicino nel corso della quale sono stati premiati tutti gli altri poeti arrivati in finale. Al secondo posto ex equo per l’opera di poesia, Corrado Benigni con “Tempo riflesso”, (Interlinea, 2018) e Lorenzo Chiuchiù con “Le parti del grido”, (Effigie, 2018).
Premio Poesia Città di Fiumicino 2018
A Fiumicino, sabato 27 ottobre, nella sala convegni dell’Hotel Best Western Rome Airport, (via Portuense, 2465) si svolgerà la serata finale del “Premio Poesia Città di Fiumicino” con le letture dei poeti, la proclamazione del vincitore per l’Opera di Poesia e le consegne dei premi. L’appuntamento è alle 18.30. Ingresso libero.
La Giuria Tecnica, composta da Milo De Angelis, Fabrizio Fantoni, Luigia Sorrentino e Emanuele Trevi, nel corso della serata, designerà il vincitore della quarta edizione del Premio Poesia Città di Fiumicino per l’ “OPERA DI POESIA”.
I finalisti sono:
Corrado Benigni, “Tempo riflesso”, Interlinea 2018;
Lorenzo Chiuchiù “Le parti del grido”, Effigie 2018;
Giancarlo Pontiggia, “Il moto delle cose”, Mondadori 2017.
Per la sezione “PREMIO ALLA CARRIERA”, vincitore Giuseppe Conte.
Per la sezione “PREMIO OPERA PRIMA”, vincitrice Maria Borio con “L’altro limite”, Collana gialla LietoColle, 2017.
Per la sezione “PREMIO POESIE INEDITE”, vincitore Giovanni Ibello.
Per la sezione “PREMIO TRADUZIONE”, vincitore il libro “Poesie” di René Char, tradotto da Giorgio Caproni, a cura di Elisa Donzelli, Einaudi 2018. Continua a leggere
Le poesie di René Char nella traduzione di Giorgio Caproni
René Char ha avuto in Italia due straordinari traduttori: Sereni e Caproni. Sul rapporto Char-Sereni, fatto di incontri assidui a partire dal 1960 e di un carteggio imponente (pubblicato nel 2010), si sa quasi tutto.
Molto meno si è indagato il rapporto Char-Caproni. L’amicizia personale fra i due sboccia piú tardivamente, dopo il 1978, ma la sintonia poetica è forte fin dall’inizio. Se Sereni ama in Char un poeta che sente molto diverso da sé, Caproni traduce il poeta francese per affinità, a partire dalla vicenda esistenziale che aveva visto entrambi combattere nella Resistenza. Continua a leggere
Elisa Donzelli, “Giorgio Caproni e gli altri”
Temi, percorsi e incontri nella poesia europea del Novecento (Marsilio Editore, 2016, euro 22,00).
Il saggio di Elisa Donzelli, raccoglie i risultati di un intenso lavoro di ricerca condotto all’interno di archivi italiani e stranieri del Novecento. È un libro sulla poesia di Giorgio Caproni ed è un libro su altri scrittori, artisti e intellettuali testimoni dell’eredità culturale di uno dei protagonisti della poesia europea del Novecento.
Altri protagonisti non solo italiani poiché sin da giovanissimo Caproni ebbe a che fare con contesti che superavano i confini nazionali. Da un lato grandi voci della poesia italiana: Mario Luzi, Vittorio Sereni, ma anche Libero Bigiaretti, Mario Mafai, Diego Valeri, Margherita Guidacci il cui dialogo con il poeta livornese viene scoperto o riletto alla luce delle carte ritrovate. Continua a leggere
Roberto Almagno, "cARTEggi d'amore"
Venerdì 14 febbraio 2014, due persone pagheranno un solo biglietto , per visitare la collezione permanente e le mostre in corso al MUSMA, il Museo della Scultura Contemporanea di Matera, e partecipare a “cARTEggi d’amore”, con Roberto Almagno, un’immersione nel mondo dell’arte e della poesia.
Protagonista della giornata sarà Roberto Almagno (Aquino – Fr,1954), uno dei più originali e noti scultori del panorama artistico contemporaneo, da alcuni anni molto attivo sulla scena europea: è del 2012 l’esposizione alla Galleria Rosenfeld di Londra e del gennaio 2013 quella all’Istituto Italiano di Cultura a Strasburgo. Nella Saletta della Grafica del museo saranno esposti i disegni realizzati per il MUSMA da Almagno, ispirato dalle poesie d’amore di alcuni tra i maggiori poeti della storia della letteratura dell’Otto-Novecento. Lo stesso avverrà per il MIG. Traendo spunto da arte e poesia ogni coppia avrà la possibilità di annotare su carta un pensiero o un disegno d’amore da riporre nelle ampolle collocate nella Biblioteca Scheiwiller del MUSMA e nella Sala Centrale del MIG. Pensieri e disegni saranno pubblicati sulle pagine facebook dei due Musei . Continua a leggere
Un altro compleanno, Vittorio Sereni
Appuntamento
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“Un altro compleanno” dal 24 al 26 ottobre 2013, è la celebrazione del Centenario della nascita dello scrittore e poeta Vittorio Sereni, un convegno di studi tra Milano, Segrate e Luino, città natale del poeta e attuale sede dell’Archivio Vittorio Sereni, con interventi e dibattiti su una delle più importanti figure letterarie del Novecento.
L’Università degli Studi di Milano e l’Università Milano-Bicocca, in accordo con il Comune di Luino, promuovono il convegno per ricordare il poeta e l’intellettuale. Sembra infatti necessario, a trent’anni dalla scomparsa di Sereni, mettere in luce la ricerca critica svolta sulla sua opera da studiosi autorevoli e dai tanti giovani che si sono avvicinati con entusiasmo e rigore ai documenti del suo lavoro (in particolare ai numerosi e importanti carteggi).
Un ruolo importante ha avuto (dal 1998, grazie all’iniziativa di Dante Isella), l’acquisizione da parte del Comune di Luino (con la partecipazione della Regione Lombardia che ne condivide la proprietà) del ricchissimo archivio privato dello scrittore, cui è seguita la catalogazione completa e la messa a disposizione degli studiosi dell’intero materiale dal Fondo, anche con la digitalizzazione integrale delle carte. Continua a leggere