Giovanni Fierro, “Il riparo che non ho”

 

il-riparo-che-non-ho-giovanni-fierroDalla Prefazione di Claudio Damiani

Imparare le cose

Scrivere poesie vuol dire trascrivere, elaborare una propria visione del mondo. Questa visione non è mai data, ma è sempre nell’atto del suo farsi (altrimenti sarebbe ideologia, e non poesia). Autore e lettore assistono allo stesso atto, contemporaneamente, che è la visione poetica. E’ come aprire una finestra. Giovanni Fierro vorrebbe essere una finestra, avere la sua trasparenza. Come la trasparenza di una partita di calcio, dove nessuno può mentire. La finestra “divide il dentro dal fuori”, mi fa vedere le cose e mi protegge nello stesso tempo dal fuori. Ecco, una finestra insegna molto.
Una cosa molto bella nella poesia di Giovanni Fierro è il desiderio continuo, necessario come il respiro, di imparare. La cosa vista, la visione poetica, è sempre maestra. Ed è vista con tanta attenzione, e nettezza, e interezza, perché insegna. Parla a noi e ci dice: fai anche tu così.

 

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Pierluigi Virelli, ‘a cantunera

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Oggi vi propongo uno dei nostri giovani artisti Pierluigi Virelli, emigrato a Berlino, per riuscire a realizzare il suo legittimo desiderio: vivere della propria arte.

Mi  sembra molto interessante la ricerca musicale che questo giovane sta realizzando in territorio italiano, sui monti della Calabria, vivendo la sua esperienza a stretto contatto con il mondo rurale, di contadini e pastori.
(Luigia Sorrentino)

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Nota di Pierluigi Virelli

Nel dialetto calabrese “ ‘a cantunera”, è l’angolo esterno della prima casa che da inizio a una nuova via. Nella mia infanzia era il luogo dove crescevo e scoprivo la vita insieme ai miei compagni di gioco, e dove era possibile bussare a qualsiasi porta per chiedere una fetta di pane quando tra un gioco e un altro avevamo fame.

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