Francesco Marotta, “Esilio di voce”

Riletture
a cura di Luigia Sorrentino

Francesco Marotta, Esilio di voce Edizioni Smasher 2011

Dalla prefazione di Marco Ercolani

[…] In Esilio di voce il poeta lancia una sfida inattuale, da anacoreta: usare una parola ermetica a palpebre sbarrate/ nell’esilio di voce, rigorosa e tradizionale, per svellere i codici stessi della tradizione. Sa che un poeta, se si allontana troppo dalla natura della lingua per inseguire giochi verbali e acrobazie stilistiche, rischia di diventare un pittore “astratto” che non graffia più la sostanza delle cose. Marotta, pur non essendo un poeta “figurativo”, usa le parole dentro il loro senso e il loro suono abituali per farle vibrare di e per significati ulteriori, decostruendo la sintassi, inventando un’architettura neutra composta spesso di anacoluti e sospensioni tonali, trasformando la pagina più in una superficie pittorica e musicale che in un luogo soltanto verbale. E come potrebbe un poeta violento e verbale come lui, restare all’interno delle logiche linguistiche se non sommuovendole come all’interno di un maremoto?
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Flavio Santi, “Il ragazzo X”

Riletture, Flavio Santi
a cura di Luigia Sorrentino

Se esiste l’MTV generation, molto probabilmente esiste pure la Leopardi generation. Così Flavio Santi avrebbe voluto intitolare il suo poemetto “Il ragazzo X” pubblicato da Atelier Edizioni nel 2004.
In realtà si tratta di un poemetto non concluso, per stessa ammissione dell’autore, che in questi testi bene impersona le incertezze dei giovani d’oggi, destinati a un lungo precariato in ambito lavorativo,  “a cui nessuna partita IVA della finanza e del cuore può porre rimedio”.
Riproporre questo piccolo testo, in continua evoluzione, mi sembra di grande attualità.

Intanto, di Flavio Santi è uscito a giugno del 2012 per l’editore Scheiwiller Mappe del genere umano, un nuovo libro di poesia nato dalla stratificazione di due plaquettes – Viticci (Stamperia dell’Arancio 1998) e Il ragazzo X (Ed. Atelier 2004).

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Alvaro Mutis “Che cos’è la poesia?”

Riletture
a cura di Luigia Sorrentino

Alvaro Mutis
di Giorgio Galli

Alla domanda “Che cosa è la poesia?”, Andrea Zanzotto rispondeva: “E’ un fatto che accade, e mai il commento ad un fatto che accade”. L’opera di Alvaro Mutis sembra scritta apposta per contestare quest’affermazione: sembra non venire da nessuna parte, non avere precedenti né eredi, accadere. Ha il mix di barocco lussureggiante e di durezza tipico della più autentica anima spagnola. Ma le sue origini sembrano perdersi nella foresta pluviale. Però, accade. E allora val la pena di soffermarsi su questo suo accadere. Continua a leggere

Giorgio Galli, Charles Baudelaire (seconda rilettura)

Riletture, di Giorgio Galli
a cura di Luigia Sorrentino

Baudelaire, Moesta et errabunda

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Poesia fascinosa, potente, eppure stranamente bifronte. E’ come se fossero due poesie incompiute -una fino a “nel mare della pura voluttà” e l’altra da “Come lontano sei” fino alla fine- saldate insieme in un modo che però non risolve la loro incompiutezza, e che crea fra loro dei problemi di convivenza. L’impressione d’una bipartizione si deve al fatto che la poesia sembra avere due anime, l’una tematizzata attorno all’idea di evasione e alla figura del mare (a cui si mescola, qua e là, quella Continua a leggere

Giorgio Galli, Charles Baudelaire (prima rilettura)

Riletture, di Giorgio Galli
a cura di Luigia Sorrentino

Baudelaire, Profumo esotico
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Una delle cose che mi affascinano, di Baudelaire, è che possiede il dono del vero poeta di usare termini di per sé generici, superficiali, banali e di ridar loro vita grazie a un contesto che li ripoetizza: “affascinante”, “suggestivo”, “cielo”, “ideale”… Come accade che queste parole, che in una mia poesia costringerebbero il censore a lavorare di matita rossa e blu, qui evochino sensazioni vellutate o eccitino a rapinose ebrietà? Ecco, io credo sia per merito d’una intuizione profonda delle radici, della potenza e dei limiti del linguaggio: che non esprime le cose, ma esprime i rapporti fra le cose, ed ha una propria musica. La parola di Baudelaire ricerca costantemente la musica, è musicalissima. Continua a leggere

Giorgio Galli, Wislawa Szymborska

Riletture, di Giorgio Galli
a cura di Luigia Sorrentino
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Wislawa Szymborska, Nozze d’oro

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Se mi chiedessero d’indicare, fra le poesie che conosco, quella che più mette a fuoco l’amore, quella che più “fa centro” sull’amore, io sceglierei questa. Alcune settimane fa, poco dopo la morte della poetessa, lo scrittore Roberto Saviano ne ha letto alcune poesie in una puntata della trasmissione Che tempo che fa e ha dichiarato che nessuno ha saputo scrivere l’amore come la poetessa polacca. Credo che Saviano abbia detto giusto, ma bisogna entrare più nel merito e dire qualcosa del perché Szymborska avesse questo dono.
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