Andrea Ruffolo spiega così il suo rapporto con l’arte: “il mio legame si è andato focalizzando verso l’ esaltazione del frammento sia in senso visuale che in senso letterario. Probabilmente questo deriva dalla mia formazione di architetto in cui, come è stato scritto da chi ha visto le mie pitture, sia ha – come per un edificio – una visione d’insieme ma definita dalla presenza di dettagli, cioè di una rilettura dell’organismo generale nel suo particolare. Tipo di linguistica fin troppo presente nell’arte italiana. Basti pensare ai grandi cicli pittorici del passato, in cui si può leggere l’intero, o sezionarlo in singoli frammenti autonomi (per citare un esempio ipernoto: la volta della Sistina e i singoli riquadri che la formano).
La lingusitica del “particolare” può portare a una ricucitura dei singoli dettagli in un racconto o a una concatenazione di particolari apparentemente slegati tra loro in una successione produttiva e indipendente del pensiero. Idea sviluppata da Joyce nell’Ulysses.
In altre parole è il pensiero dell’artista che tenta di riprodurre i suoi stessi frammenti e il pensiero del fruitore che è deputato a ricucirli in un unico a lui coerente…”
di Andrea Ruffolo