A Matteo
Lo sai? Gli uomini che vanno a messa
mi ricordano i soldati di plastica
che si mettevano in fila sul davanzale se c’era
bel tempo. A noi però
i cartelli indicano giorni di pioggia
e non abbiamo nemmeno rubato un’auto
con tergicristalli contro la noia.
Cosa stiamo aspettando. amico mio?
Ora, non ti dirò che presto troveremo capelli chiari
allo specchio né ti mostrerò come, in fondo
stia scrivendo di te per la prima volta;
preferirei raccontarti della bellezza
che vive nascosta tra le immondizie, di quella
bellezza
per cui io ti dissi: è vita, e d’altro non mi interessa.
Ma ti ascolterei ancora mille anni respirare nella notte
– gli occhi sbarrati, le due e trenta precise –
finché, forse, mi dirai
girandoti nel buio: nessuno verrà mai a salvarmi.