Lo so che sono una tra le tante: le
murate, le sconfitte dal silenzio, le
tolte male dai giorni, le
lasciate sole.
Lo so che sono come loro le
accusate, le impaurite quelle
con le porte chiuse, quella
lasciate lì a tremare.
Lo so che sono come sono le
invisibili, le mute, le
soltanto vive.
*
Erano gli occhi a farmi paura, erano quelli che mi portavano nelle stanze delle colpe, negli anfratti sporchi dei silenzi e niente svapavano dirmi se non il loro buio. Avevi gli occhi pieni di spavento. Erano gli occhi che conoscevo: quelli che tenevo avvolti nelle urla, tra gli schiaffi, e che mettevo lontano da loro che ancora potevano giocare senza sapere di te e di me e di come si poteva morire da una stanza all’altra. Continua a leggere