Dalla Prefazione di Anna Maria Farabbi
“Mi sono fermata tra le pepite di Damizia per l’originalità della forma: segmenti narrativi, strappi di prosa essenziale e nitida si intrecciano come fi-lamenti di trame esistenziali.
Ciascuno è appeso significativamente al vuoto vasto della pagina, con un nero minimo di parole, sufficienti a tracciare le impronte di un individuo, di un passeggero, di un transito. Il guscio narra-tivo dei testi include una polpa poetica, una scansione interna poetica, respiri, pause, accenti, toni, cromatismi, scelte sintattiche versificatorie.
Eppure consonanti e vocali si distendono su un piano orizzontale da margine a margine, come se si dovesse congiungere nella lettura e nella scrittura una sponda all’altra, come se le parole in fila indiana dovessero necessariamente posarsi sul piano, per consegnarci forse un senso più realistico, una forza oggettiva, estranea a ogni caduta sentimentale.”
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Tarcisio Damizia, La mia Spoon River
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